Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966
nulla d<·gradantc si getta con voracità l'immcr,so bisogno di spregiare e an– nientare il !-enso umano della vita. Il piccolo particolare ,,iene enormemente inL'ranùito e abbruttito e si attua così il lrucco psicologico della volgarità. Allra,erso questo trucco l'uomo di– venta quella cosa puzzolente e schifosa che abbiamo viMo al principio di que– sto ragionamenlO. UnJ. evidente dcfor– m;:uion..: della realtà, un trucco esco– gitalo dal bisogno pessimista per at– tecchire nella zona più rudimentale e ::;provveduta della psiche. Dietro la volgarità c'è quindi la di– sposizione al pessimismo e al disprezzo della vita. E' in virtì.1 di questo bisognQ di umiliare la vita umana che la vol– garità ha potuto mettere radici tanto profonde e durature nell'uomo. Ed è qui, nella sua origine pessimista il «qualcosa» che la lega alla religione: volgarità e religione sono due senti– menti che hanno la stessa origine e - come vedremo - l'uno conduce all'al– tro. Solo un profoodo disprcuo per l'uQ– mo e per la vita poteva indurre a tra• sferire lo spirito e l'intelligenza in en– tità trascendenti, ruori del mondo. Se tali attributi li ritroviamo in O· gnuno di noi, essi non sono che piccoli r:iggi provenienti da dio e che noi dob– biamo usare al suo servizio, OV\'Cro al scrvii:io dei ::;uoi ministri. Tale è il succo clella religione. Chi siamo noi per usarli secondo il nostro volere? Ci siamo. Togliete al– l'uomo l'intelligenza e Jo spirito che nr.:n sono suoi ma di dio, che cosa gli resta? « Fango cd argilla• risponde la religione Parole eleganti che introdu• .-ono nella volgarità. L:t ccllcra pretina che esplode con- tro l'incredulo con la sacramentale do– manda: e chi sei tu che osi ribellarti al voler('. di dio•? Sembra di sentire la risposla ribollirle in bocca, sdegno– s2mcnte trattenuta ma lasciata inten– de-re: e un miserabile impasto di por– cherie dalle esalazioni nauseanti•· Un prete che insegnava religione in un liceo scientifico, quando trovava u– no studente non tanto docile ai suoi insegnamenti usava apostrofarlo così: e Sci llil tubo digerente con due aper– lu1·e! » Una rrase che ripeteva sovente e con maggior calore quando si trat– tava di graziose studentesse. Nel vangelo di Budda, un suo disce– polo gli conrida come non possa tro– vare in se stesso e in ogni uomo lo scopo dell'esistenza, perchè l'uomo è imperfetto, debole, ecc. ,fino :11l'argo– mcn1O decisivo: e poi produce e– scrementi disgustosi. Quest'ultimo ar– gomento è il sigillo che non lascia pili dubbi. Com<.!la religione si trascini la vol~ garltà anche nelle sue vette pil.1eleva– te, lo dimostra Goethe. che pur seppe concepire la religione con animo d'ar– tist:i. Nell'ultimo atto del suo Faust, la schiera dei demoni cQntendc agli an– geli l'anima ciel professore cd avviene una strana bauaglia tra prorurni e cauivi odori. Gli :tngeli spargono rose cantando, mentre i demoni rispondono soffiando cattive esalazioni dal didie– tro .. E Mc.fistQfclc li incita così: Su soffiate, soffioni... Non lo vedete che lo stormo intero impallidisce a quell'esalazione? La bocca e il naso chiudete, su via! QuesLo ci ricorda i selvaggi dell'A~ frica e il loro timore per l'anima che esce dal corpo durante il bisogno corpo- 577
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