Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966

t~nto diffusi. Il tentativo di dare ad cs~o una sistemaòonc teorica è desti• nato a cadere ai primi passi. I bisognj corporali non sono fatti predominanti ma occupaz~oni minime cd anche in qr..::~te minime occupaziQni non c'è nul– la da vergognarsi; non c'è alcuna ra– gione di vergognarsi di noi stessi, di a!cu:ie parti e funzioni del nostro cor– ro. E' assurdo sentirsi diminuiti per tal' funzioni. Una bella casa resta una bella cnsa anche se bisogna scoparla tutti i giorni e porta fuori le immon– dizie ed altrettanto è per la natura u– mana. Rimane il prQblema: come può un tal sentimento infondato cd irragione– vole albergare da tanti secoli, forse da1lc origini ataviche, nel cuore e nel– la mente umana? Oggi col diffondersi dell'industrialismo esso sembra dimi– nuito, tuttavia è ancora molto diffuso. Ci deve pur essere qualcosa che lo e-iustifica e gli dà vigore: è proprio quel «qualcosa» che andiamo cer– cando. A questo punto il nostro sentiero sbocca in una radura e bisogna guar– darsi in giro p!;!r vedere da che parte bisogna I proseguire. li nuovu senLierQ che ci po1·ta avanti si chiama - pessimismo ed è proprio questo il legame c;hc accomuna religio– ne e volgarità. Ma dobbiamo procede– re cun cautela. Per prima cosa note– remo romc nell'animo umano alla gioia di vivere ~i contrapponga un istinto che potrebbe anche chiamarsi istinto della morte. Più di uno psicologo sca– vando ncll':Jnimo umano si è trovato di fronte a questa inaudita tendenza a volere la propria rovina. E' la negazio– ne dell:t vili}, l'anti-mondo che portia– mo in noi. Vuole la distruzione di noi stessi è" delb vita in genere e si espri- 576 me col desiderio di annientare, anni– chilire b propria vita e tutto ciò che c~islc. E c'è un profondo piacere, qua– si un godimento voluttuoso in questa volcr.tà distruttrice. Forse è l'istinto ~tcs..:o della vita represso e capovoltQ d,dl'educazione autoritaria con (utte le sue inibizioni. Ma non è in questo ragionamento jl proposito di spiegare tale fenomeno che esplode e trova il ~uo sfogo in tante u·agcdie individua– li e collettive. L)mitiamoci a constatar– ne l'esistenza. L'atteggiamento che gli è prnprio è il disp1·czzo del mondo e della vita e la sua espressione teorica è il pessimi– smo. C'e tutta una letteratura cd una filosofia del pessimismo, tuttavia que– ste espressioni estet'.che e razionali possono interpretare particolari stati d'animo o disposizioni mentali, ma di– mostrano sempre tutto il loro relativi– smo. Le !ero conclusioni possono sem– pre essere smentite o rovesciate se– gue'ndo altri intendimenti. Schopenauer fu il filosofo per eccellenza del pessi– mismo, eppure dai suoi presupposti il Nietzsche trasse la teoria del super– uomo e l'esaltazione della vita. Non esisti:! una dimostrazione eviden– te e incontrovertlbile alle asserzioni dr-! pessimismo. Ma questo bisogno di sprezzare la ,,vita e di annichilirla, de– ve pur trovare una prova che faccia brcccb, che passi anche di contrabban– dc nell'animo umano. Che può esserci di spregevole nella vita con tutta la sua ricchezza di fe– nome'li e 13 infinita varietà delle sue m:rnifc~tazioni Che- può esserci di sprc– Gevolc nell'uomo, questo fenomeno più elevato della vita sulla terra? Eureka! L'uomo pi-oduce escrementi. IL gioco è fatto. Tn questo particolare minimo e per

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