Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966
che il loro sL11diogio\'i a completarla. La facoltativitù e l'opzionalilà di alcune di esse serve solo a creai·c (legale) disordine di.sciplinarc e organizzativo inter– no (per l'incertezza i.: la irrazionale composizione delle cJttedre relntive e degli orari: con rendimento scarso o nullo del tutto); 50- -- POSSIBILITA' D'.INTERCALLARE LE LEZIONI con pause disten– sive cli almeno un'ora Fra il primo ed il sei..:ondo gruppo di lezioni mediante confortevoli parchi o giardini o, quanto meno cortili e palestre adeguale. Si r!irchbc, forse: Troppa grazia sant'Antonio! Si, è vero, ma va ricordato anche che il tentativo, in questo senso, fatto nei « colleges » inglesi da Ceci! Reddic, non ha dato, punroppo, neppure i risultati sperati, tanto da rinunziarvi alla conlin11azione. Ed allora? Allora non resta che Hbbandonare « l'ingannevole fa. la morgana » della « rivoluzionaria riforma della scuola di massa» e, senza. naturalmcn1<', compromettere per alcuno il diritto all'i5truzione cd alla edu– cazione e quindi alla elevazione morale e ~ociak, NON SI PRETENDA, DE– MAGOGICAMENTE, COME IN ATTO, L'INNATURALE LIVELLAMENTO DEL– l E lNT.ELL!GENZE .E LO SVILIMENTO, FIN DALLA BASE, DELLA CUL– TURA, ma, al rnnlrariQ, SI RISTRUTTURI la « nuova scuola per i figli di tutti gl'i1a!iani » (L. Cui), secondo criteri di possibile alluazionc pratica e, natural– mente, secondo le esigenze della moderna ci,·iltà nel suo continuo e progres– '!ivo divenire scientifico, tecnico, artistico, letterario, ecc.; la qual cosa però, per c~sere contro la « politica del compromesso» (piramidale base della nostra tirannia parlamentare), è forse, da sc:àr!Jrsi « a priori» in quanto « indietro non si torna» (manzonianamente: « nè ora nè mai», per cui il Paese (quello con la P mai11scola) sarà costretto, bon gré, mal gré. a sorbirsi l'obbrobriosa rivoluzionaria scuola di massa; così com'è, cioè, come i suoi saggi Soloni, con -:< sottile sadica saggezza», gli impongono. Errare è umano, persistere nell'errore è delittuoso! Verità antica quan– to la stessa socialità dcli' uomo, ma vera soltanto se attribuita al singolo l'ittadino, perchè se attribuita .:ilio st:.to, per ;, l'onnipotenza e l'onniscienza de– rivi;111tiglida dio» esso non sbaglia mai 1 Per ct1i, come è f"vidente, la «verità"' diventa «questione» o « ragion di stato» \! come tale, quando il governo I), pil1 prbpriamentc, il po~ere esecutivo che lo identifica, ha preso (di motu prc– prfo), una decisione, indietro non !orna mai. E se questo è il postulato base di ogni stato, di cui quello del no~tro P,;1.cscpotrebbe anche essere l'antesignano, ci si polrebbe domandare: A che pro le recriminazioni sulla «deformazione» del cittadino (unche se repubblicano .../\), per mezzo rl'una scuola «deformata» per genetico ... concepimento? La storia ufficiale, questa raffimtta mondana, della « stampa ufficiale» ami– C.1 e del « gruppo di potere» anche si~nora, come l'.'°'SP:lSia antica, è lì a ~or.– fermarlo costentcmente; ed è anche per quesio, e soprattutto per questo, che lo stato ha scmp,·e ragione: Però se lo stato ha sempre ragione il torto, cvidPntcmc.ntc, è del citta– dino. Torto lanto pil.1 grave quanto più ottusa è la sua pigrizia o cecità mentale 556
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