Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966

« A nulla serviranno le riforme delle strutture ciel programmi (La lingua bat– te dove il dente duole!), se non si riformeranno gli uomini, se, cioè, gli uo– mini, gl'insegnati, non riformeranno se stessi. Il legislatore (cioè, i lauto-sti– pendi,1.1i rapprci-cnlanti del « popolo sovrano»!), può dire che egli fa assegna. mento ~ul libero creativo apporto (bifida untuosa adulazione), degli insegnan– ti e che la nuova scuola mecra viene affidata alla loro « illuminata e responsa– '1ik- esperienza» (Tbidem). « Ma i-e a queste belle parole non corrisponderà un pari impegno da par– te degli insegnanti e una vera assunzione di nuove respollsahllità (Politica del « Tim il sasso ma nascondi la mano»!), il discorso resterà pura retorica e la scuo!a nuova non solo non sarà realizzata, ma potrà pe1iìno decadere di fronle .ilb pnxcdcnlc e divenire peggiore». (Cfr. « Aggiornamenti Sociali» n. 9-10 - Sett.-011., pag. 576). Riepilogando, dunque, il nostro « Grande Architetto» ( !) sa già in par– lenza che la bontà del suo progello consiste nell'« unica strultura » rappre• sentata dall'innovatore « metodo induttivo» e nei conseguenziali programmi d'insegnamento (veri e propri cavalli di Troia da fare impallidire, per sotti– ylìezza volpina, pl!rsino lo stesso omerico Ulisse!), i quali dovranno costituire il « prec-ipuo compito» dei presidi e dei professori a realizzarli, auto-educandosi ai principi pedagogico-didattici della « scuola attiva», di cui il « metodo in– dullivo ne è l'anima e l'essenza. Auto-educazion~ da conseguirsi attraverso lo esplicito invito ad «arrangiarsi» con i co~iddctli « corsi rii aggiornamento» tenuti dai « Comitati Civici della Scuola ufficialmente conosciuti per « Centri Dirlattic-i Nazionali» (di fascistica prò-;opia e « longa manus » dcll'U.C.I.l.M. n.d.a), i quali, ad imitazione dei « c-rismodi » (specie di profeti!), del famoso frizzo omerico ,(dicono tant·.! cose, ma non capis.cono nulla di ciò che dico– no» (PIZttonc - Apologi~1 - VII). Così stando le cose, quali prove di stabilità (e di squilibrio) può offrire una costruzione (scolastica), che, oltre ad c:-.sere poco funzionale è anche mnnca e pericolosamente traballante? , E se le sue strutture non offrono sufficicnli garanzie di stabilità, i tar• divi puntellamenti non si riveleranno. come già in atto si sono rivelati, d'inu– lile jngombro? Non t! per fare delle facili profez:e. ma ccrt~ cosa è che il suo « inglo– riosCI » dh•enirc è già purtroppo, ~egn.110: Slasciamento per vizio cos!ituzi<> mtle, come i 1:imosi palaz;,.oni d'Agrigento, Trapani e Palermo, « costrui1i sul vuoto». i\fa, fuor di mclafora (e d'ironia), prima di lanciare la nuova brillante riforma fondota sul metodo induttivo d'applicarsi agli orari-programmi, ogget. to di tanti abusate .laudi ccl osanna, sl .-.ono mai domandati « gli impositori-> (Proto: Auenzione! n.cl.a.), come realizzarli in una scuola che, in generale, non oflrc possibilità ambicn1;.di non soltanto da! puntu di vista igienico, m2. nf'mmcno funzionale? Di qu::11\attrezzature (indi~pcns3bili alle ~perimen1,1zioni pratiche per 554

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