Volontà - anno XIX- n.8-9 - agosto-settembre 1966

stirneriano. :-.1acome accordare questo argomento con la pretesa cli scacciare dall'uomo tutto ciò che è • um;1no • ? Fouillée non ha forse ragione quando dice che ., la più infiammata proclamazione per la sofferenza, anche se ha qualcosa di sublime sul piano morale, è nello stesso tempo assai poco comprensibile in quanto dottrina se non ha uno scopo più lontano, cd è ancora più assurda se diviene uno scopo in se stessa.? Un'altra contraddizione avvolge anche il filosofo: il suo disgusto per la folla e, contemporaneamente. il bisogno di essere il suo profeta e la sua guida. Benchè egli preferisce parlare nel deserto e chiami • testa vuota• l'agitatore, bcnchè dichiari che il filosofo de\·e fuggire tre cose brillanti e com– prome-ttenti: la gloria, i re, le donne, Zaratustra, malgrado tutto, chiama a sè tutti coloro che sono • stufi di saggezza • pcrchè accettino i suoi doni. E si è presi dallo spa– vento allorchè il profetta dei superuomini confida i S<'ntimcnti pit'1 intimi, Sl'ntimcnli che la folla non deve conoscere: • il pensiero del suicida è una potente consolazione. Esso aiuta a trascorrere bene più d'una notte insonne •. E' la fine cli ogni filosofia. Iniziare con delle affermazioni orgogliose sulla totale indip~ncknza dell'indi\ iduo nella solitudine e tem1i– nare questo inscgnamt'nto con l'esaltazione tragica della morte e con la fuga smarrita davanti alla vita, non è forse in questo tutto il cammino della disillusione? ... In Stirner sono le peregrinazioni senza risultato nelle profondith desertiche <lell'indi• viduo; in Nietzsche(' il grido tragico del pessimismo eroico. L'indi\idualismo conseguente sfocia inevitabilmente nel solipsismo, cioè nell'accettazione cli una sola realt.'1 concrela: l'esislcnza del\'• io. e l'affermazione che ciò che esiste, l'Sistc unicaml'ntc attraverso la mia propria esperienzn. L' • io • è l'assoluto, il creatore di tulio, tutto il resto è mirag– gio, prodotto della mia immaginnziont'. li so:ipsismo è la negazione c·akgorica (li tutto ciò che è sociale. L':marc~1ismo e !'indi·, iclualismo asso!uto possono essere considerali come agli ;anti– podi. L'anarchismo è anche un culto deli'indidduo, del principio personale, ma esso non fa cieli'. io• empirico il centro dcll\ini,·crso. L'anrirchismo si ri,olge :i ciascuno, a ciascun essere um,1110, ad ogni • io ; e se ogni • io • non ha lo stesso , alon, - giacchi.• l'anar– chismo non può non fare distinzione tra un uomo \"eramente libero cd un oppressore che cerca di sviluppare il suo « io•• sfruttando cd opprimendo gli altri - ciascun • io•• dal più piccolo al più prande, dcYC essere l'oggetto della m!'clcsima a\lcnzione, df',•e a, ere gli stessi diritti. dc\·c poter esprU11t're la sua individualità, dew essere garantito nei confronti delle ambizioni degli altri. E se l'indh idualismo assoluto tenta di affemmre la liberazione per tm dalo « io•, per l'anarchismo la liJx,rtà di tutti gli •io•, la liberti1 dell'uomo in generale, è egualmente cara. L·indi\ idualismo assoluto accetta la schiavitù degli altri con una totale indifferenza, e cerca di utilizzare questo fallo per aumentare )a sua felicità personale. L'anarchismo è incompatibile con la schiavitù. Una società, pog– giala sui privilegi degii uni e sulle limitazioni deUa libertà degli altri. non è libera. Là dove esistono degli schiavi, non c'è posto per gli uomini liberi. Scrh·e Bakunin {• Dio e lo Stato•): « lo sono veramente libero se tutti gli uomini eh.~ s0110 intorno a me sono liberi. 1A libertà degli altri non rapprese11ta per me ima li- 477

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