Volontà - anno XIX- n.7 - luglio 1966

l.!mminilità, e che questi principi sono in natura uguali e pertimenti onorevoli; op_ pure ancora accanto alla necess!tà del pro cesso storico di critica e superam<"nto, Cl{". E' assurdo che De Marchi mi dica che una \'olta che • i gio,,ani si siano dali :tll'om0- scssualità, non tornerebbero più al rappor_ to eterosessuale difficile da annodarsi in una società sessu;;,Jrnentc segregata come la nosti-a •· J\fa chi vuole lasciare il pre– !.en1c stato di segregazione tra i sessi? E' una gravità che ho sempre denunciato; ho dello sempre; liberare la sessualità dcl1;1 donna, e nello stesso tempo eliminare tut. te le paure che terrorizzano il maschio a prnposito di eventuali suoi impulsi fem– minili. Lo scopo principale mi è sempre parso quello di dare liberlà alle donne as– sct<itc di contatto fisico. ed umiliate sotto il tallone della prepotenza m:-ischilc, ri– portare all'uguaglianza i due impulsi base della vita, la Mascolinità e la Femmini– lità: quindi riportare la mascolinità cor- 1-otta da pregiudizi allo stato di ~crcnità naturale, dare all'uomo e alla donna la possibilità di acco:,piarsi a simpatia, e ndlo stesso tempo rispettare ~li impulsi sessuali delle minoranze, cioè gli impulsi parLiali femminili dell'uomo, e quelli par_ ziali mascolini della donna. alla. base della nostra società patriarcall!. Cioè la concezione di Dc M:trC"hi è che sia un follo reale nella nostra società. il ri– fiuto della scssualilà femminile, ma il I i– lìu10 della sessualità in se ste-.sa, o come dice Rcich « l'angoscia de/l'orgasmo•. Ora a mc questa angoscia del sesso apparj,,a in forte contrasto con l'esaltazione della mascolinità palese dapr,crtullo. Sapevo che Dc Marchi e Rcich si nccorgcsscro della maggior repressione della donna, e ed an. zi affermassero che l'uomo è slalo sem– pre più libero, ma per loro appunto si trallava di maggior o minore angoscia, non di opposizione Ira mascolinità e fem– minilità. Ora viene Dc Marchi a confutar. mi questo principio e arrh•a ~d ammette– re che • in molte società. a dominio pa– triarcale più spiccato, il sesso maschile abbia a tal punto esasperato la discrimi– nazione tra uomo e donna, da arrivare ad esaltare rattività sessuale maschile • ma per lui questo fatto non dà ragione di meraviglia, pcrchè è proprio un frutto della originaria sessuofobia A,·cndo così dato un colpo al cerchio e uno alla botte, cioè ammessa la femmino– fobia presente, e la sessuofobia come cau– sa sempre di tutti i mali, Dc Marchi passa a confutarmi e dimostrarmi come alla ba– se della società patriarcale, sul pi;mo sto. Esaurito questo preambolo voglio di- rico e genetico, ci sia la sessuofobia, e lo scutcrc e chiarire pià a fondo due miei fa con gli argomenti che. secondo me, non principali punti di diffcrcnz.iazionc dalle dimostrano un bel niente. anzi aiutano la tt..-orie di Rcich e di Dc Marchi. mia tesi, e si perdono in un mare di ar- i) Allra\'crso una • inchiesta s111/'011ore • gomenti confusi e inesplicati. ho dimostrato il grande abisso, l'oppo- Egli dice « la stessa ind11lge11z.a o addi– sizionc tragica che c'è nell:l nostra so- ritrura ostemaz.ione co,1 c11i tanti maschi cie1à, tra concezione della mascolinità e del nostro Mezzogiorno prcsenta110 la pro– concezione della femminilità, per cui l'u• pria attività sessuale 1ro1•a facilme11te na viene csasperat.imemc gonfiata, l'altra spiegazione nella posizione di dominio ses– paurosamcntc schiacciata. ·1alc fenomeno suate e sociale che il maschio si crea originario ho chiamato fw1111i11ofobi<l, di. nelle società patriarcali. E' fatto noto so• mostrando la fondamentale di\'('rsilà dal. cio&Jgicamente che i gruppi dontinanti la •sessuofobia• che De Marchi poneva elaborano la moralità a yroprio uso e con. 431

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