Volontà - anno XIX- n.7 - luglio 1966
\'Cllo è ormai abbastanza evidente per essere contrastata da qualche fatto ap– p;:irentcmcnte contraddittorio. Il rapporto dell'anima e del corpo è in generale assai bene stabilito, e se, qualche volta, si ha l'impressione che domini il corpo o viceversa, queste im– pressioni devono essere considerate sotto un aspetto prettamente indivia– duale. Poichè dall'animale all'uomo più perfetto, esiste una lunga ininterrotta scala di qualità intellettuali. Già in tempi lontani, Platone poneva l'anima nel cervello, mentre Aristotele la poneva nel cuore. Eraclito, Critia e gli ebrei la cercavano nel sangue. Epi• curo nel petto e Cartesio nella ghian– dola pineale. Più vicino a noi, mentre Kant la cercava nell'acqua della cavità !el cervello, il filosofo Ficher pensava che essa fosse inerente a tutto il siste• ma nervoso. l nervi per sè stessi non provano la sensazione; essi fanno nascere le sen• sazioni attraverso le impressioni che ri– cevono dal di fuori, trasmettendole al cervello. La topografia interna del cer– vello permette la percezione delle scn• sazioni separatamente. La percezione dei sensi è la fonte di ogni verità, co– me di ogni errore. Lo sviluppo progres– sivo dello spirito del bambino, sia per meno dei sensi, che per mezzo dell'i· struzione e dell'esempio, chiarisce la ragione della creazione di quanto è de– nnminato anima. Per sostenere la tesi delle idee innate, si è arguito che gli animali. malgrado la perfezione dei lo– ro sensi, so\"ente .:;upcriori a quelli dell'uomo, rimangono comunque delle bestie. li feto, i cui sensi non sono nè attivi nè ~wiluppati, non pensa, non sen– te. non ha coscienza di sè stesso. Nes– sun ricordo di questo stato torna alla mente dell'uomo nel corso della sua vi- ta ulteriore. I ben5i che non percepi– scono direttamente, non sono che i me. diatori delle facoltà intellettuali. L'idea nasce solamente allorchè l'uomo sce– glie nel mondo oggettivo quello che è comune a parecchi oggetti se ne crea una forma idc,dc e le dà per attributo il nome di vero, cli bello o di buono. L'evoluzione è un continuo divenire: un'infinità di cose che i costumi di og– gigiorno ritengono ignominose, ~ono state ritenute perrcttamcntc regolari e giuste in altri tempi. L'educazione, l'i– ~truzione e l'esemp:o che riceviamo O· gni giorno, tengono a familiarizzarci con precetti che vogliono com·incerci della esistenza di una legge morale in– nata, ma se facciamo un esame appro– fondito della questione ci convincere– mo che essa promana semplicemente da alcuni articoli del co(Jice penale. E quC5tC sono le differenze che han for– nito in ogni epoca, - e sempre forni– ranno - alla storia e alla poesia, i più grandi argomenti tragici. L'idea del giusto non può nascere nel ragazzo che allrm,crso la ,·ita in co– mune ed attraverso i confronli che e– gli potrà fare fra alcuni e altri fotti. Gli antichi greci, nei rapporti dei sessi, non ave\"ano che una lontana intui1i1> ne cli quanto noi oggi intendiamo per pudore e morale. La natura, come già abbiamo del to, non ha nè disegno, nè fine: nessuna forza soprannaturale ha imposto ad essa delle condizioni bpiri– tuali o materiali. All'uomo non è possi. bile concepire alcuna cosa che sia al di fuori di essa, E 5c Dio è veramente il compendio d! ogni esistenza corporale o spirituale, il mondo, nella sua molte· plicilà e nella sua infinita varietà, non è altro che la negazione di questa persi> nificazione. 423
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