Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966

turalmente, come avviene tra padrone e schiavo, così anche tra dio e uomo si stabiliscono dei rapporti: «nous éprouvons dans la joie le besoin de bénir quelqu'un, dans le malheur celui de nous plaindre à quelqu'un, de gémir, de maudire méme. il est dur de se resigner à croire que nu/ nous entend» (M. Guyau • op. cit .. pag. VII) Tanto «duro», che l'uomo preferì immaginare un «padrone» che, come i pa– droni umani, si potesse placare con la sottomissione, che si potesse conciliare con offerte a !ui gradite, la cui collera potesse venir mitigata da suppliche o cerimonie sacre. Il Guyau osserva come tale comporta– mento si possa rilevare anche negli animali superiori, quali il cane, la scimmia, che, nei riguardi dell'uomo, compiono dei veri e propri at– ti di supplica per stornare gli atti di crudeltà a danno proprio. ( Guyau - op. cit. - pag. 48 e 50). Molto si è discusso sul significato della parola «religione». Non risultando esatta l'etimologia che la fa derivare dal verbo «religare)), col significato di «legame>• tra uomo e Dio, si proposero altre inter– pretazioni. E. B. Tylor ritiene di poterla considerare un atto di fede in esseri spirituali: ma non è possibile accettare tale definizione, giac– chè vi sono religioni, come i! buddismo e il confucianesimo, che sono prive di elementi soprannaturali. Altri volle unire la religione ai con– cetti etici, considerati come comandi divini: ma i credenti stessi sono pur costretti ad ammettere che troppe immoralità sono collegate al culto religioso - assassinio rituale, rogo delle vedove, sacrifici uma– ni, persecuzioni ecc. -, perchè tale asserto possa stimarsi valido. Più accettabile è l'affecmazione di S. Reinach che collega la parola reli– gione a «relegere)), il contrario di «neglegere», vale a dire «non tra– scurare)), osservare coscienziosamente i riti: ((je propose de définir la religion un ense,nbles de scrupules (nel senso di ((tabù>)) qui font ob– stacle au libre exercise de nos facultés» (Orphaeus - Paris, 1925, pag. 4). E mentre non mancano uomini che hanno lottato, e lottano tut– tora, per liberarsi dalle altre forme di schiavitù, a quest'ultima la maggioranza acconsente supinamente. forse per soddisfare quell'innato istinto servile che le incute ammirazione per la prepotenza, che la spin– ge ad obbedire sempre più di quanto sia necessario a mettersi a di– sposizione dei potenti, a crearsi un padrone immaginario, ancora più dispotico di quelli reali, con tutti i diritti del padre primitivo, e al quale è impossibile sfuggire. E' a questo proposito che l'affermazione di M. Bakounine, la quale a tutta prima potrebbe sembrare parados– sale, diviene illuminante: ((si Dieu est, l'homme est esclave. Celui qui veut adorer Dieu doit, sans /aire des puériles illusfons, renoncer bra– vement à sa liberlé ... » ( Ni dieu, ni ma'itre. - Paris - pag. 275). A conferma di ciò ci è opportuno ricordare quanto scrive W. Rea– de nel narrare lo svolgersi della storia umana. (c/l suo Dio è solamente un uomo gigantesco, un re sensuale e dispotico, che ordina al suo schia– vo di portargli i primi frulli dei campi, le primizie del gregge, le ver- 325

RkJQdWJsaXNoZXIy