Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966
senza dimenticare i vincoli che lo uniscono all'«organi!)mo della umanità•, della quale egli non è altro che una cellula. Una cellula più nobile, ma che non può isolarsi completamente senza soffocare le sue fonti interiori, le sue forlc di pla– sma,done e di rinnovazione. Più bellezza! Ma anche più scn5o d'umanità, perchè ciò costituisce la base di ogni progresso. L'artista - della parola, della plastica, dello scenario, del pensiero - dev'essere uomo, il più integrale possibile; dev'essere il primo fra gli uomini (non « primus inter pares •) a penetrare nelle realtà terrestri e uni– versali, unendosi alla loro essenza. L'artista-uomo è come un albero che conser– va la sua unità individuale: quella del tronco con le radici che atLccchiscono al– la materia bruta. pesante e oscura della terra, ma che aspira attraverso i suoi innumerevoli rami e foglie verso gli illimitati regni, luminosi ed t!lerci, degli i– cle.:11i di bellezza, amore e libertà creatrice. L'arte ha in se stessa, ossia, nei ~uoi creatori, la ragion d'essere, le sue con– dizionj d'espressione ed evoluzione che tendono verso la perfezione malgrado gli impedimenti d'una società ingiusta e malgrado i forzati compromessi «morali• ed aberrazioni in tempo di guerra, di rivoluzioni e di tirannie trionfanti. L'Etica nazionale, religiosa, civic.:i, ecc. - ha trattenuto a volte l'impeto delle arti, che però hanno riacquistato, presto o tardi, la loro libertà genuina. La vera arte non ha chiese, celle, circoli, convenevoli. La sua universalità è la prima condi– zione del suo sviluppo. Il nazionale - o meglio: il tellurico ed etnico - può divorsificare, con i doni specifici di una collettivi Lào una regione, la bellezza delle opere d'arte, la quale mai è divisa d=illa «elica•, dalla «tendenza•· dalla « utili• tà • o come ~ia quando ci appelliamo al suo valore vitale. Molti art.isti, critici e teorici riconoscono che l'arte non è indipendente dal mez.zo sociale. Costoro cercano di individuare delle relazioni armoniche fra i creatori d'arte e le masse, di porre l'arte al servizio della cultura generale, svi– luppando così il sentimento estetico nei popoli. Non dubitiamo affatto che l'arte - la quale è, al contempo, sogno, pensiero cd azione - ritornerà sul suo retto cammino, in quest'epoca di confusione e violenza, nel senso di una profonda e unanime rinnovazione dell'uomo median– te la creazione estetica. Già lo dissi: l'individuo deve convertirsi - fisicamente, intellettualmente e spiritualmente - in opera d'arte. Non dimentichiamo il pas. salo. Perdurano i ricordi di alcuni grandi secoli di realizzazioni artistiche. Appa– rirà, se l'umanità sopravvive alla « guerra atomica•, il genio del nostro secolo, l'uomo-artista, non solamente in uno, ma in molti individui. L'uomo faber schia– vizzalo, automa, robot, e golem, esiste già in milioni di esemplari. Solo l'Uomo-Artista, padrone delle sue mani, della sua mente e della sua anima, può concretare in se stesso cd esprime attraverso le sue opere estetiche le aspirazioni di questa umz.nit:l. messa a dura prova, e instaurare, nell'inccssan• te corso dell'eternità, la testimonianza di una nuova vittoria della creazione lucida. volontaria e libera. EUGENIO RELGIS 370
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