Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966

za interventi messianici in qualsiasi senso. In altri termini l'anarchico sot– to l'aspetto ordinario non pensa nè al– l'avvento di messianismi religiosi nè di messianismi economici e politici sul tipo di quelli preconizzati da Marx e da Engcls attraverso dialettiche. No, il nostro [ine nell'intitolare que· sto nostro scritto «Religiosità e anar– chia » verte sopra una specie di ana– logia che potremmo anche chiamare «matematica». Intendiamo soffermar– ci qui sopra la messa in relazione del– la religiosità con le religioni confessio– nali. E chi potrebbe impedirci mate• m:'llicamcnte dal dire che le religiosi– tà sta ai credi conf<"ssionali come l'a– n3rchia sta allo Stato? In questo caso, non avrebbe valore la messa in rap• porto tra «l'Etat, c'est moi» pronun– ciato, come si racconta, dal «Roi So– lei!», da Luigi XIV, la democrazia bor– ghese della rivoluzione francese e la democrazia proletaria predicata dai comt1nisti, giacchè in tutti questi isti– tuti umani c'è imposizione esercitata dalla persona verso l'altra persona, os– si"-. opposizione alla categoria etica, che esige la libertà individuale. Com'è naturale, non è sufficiente una pura e semplice enunciazione d'un rapporto matematico fra religiosità e religioni confessionali in analogo pa– rametro fra anarchia e statolatria, non importa se si consideri quest'ulti– ma sotto i due aspetti: aristocratico e democratico. L'enunciazione, come in matematica e geometria, richiede una dimostrazione, e ciò per evitare l'ac– cusa di soggettivismo o personalismo, onde venga data una veste oggettiva e quindi scienlifica alla analogia che ci siamo permessi di stabilire. E faccia– mo qui ante omnia notare che la cosa ha, a nostro avviso, maggior valore di quanto saremmo di primo acchito in– dotti a confererirle. La dimostrazione non è difficile a darsi, giacchè se il religioso aconfessionale si trova in u– na condizione morale e spirituale, se– gnata appunto dall'esperienza interio– re, superiore a quella del religioso con fessante qualsiasi credo, altrettanto potrebbe dirsi dell'anarchico rispetto allo statolatra oppure al partitolatra. Tanto il religioso interiore, che non abbisogna di manifestazioni collettive per credere, quanto l'anarchico, che ripudia l'imposizione esteriore prove– niente dallo Stato e dal governo per giungere alla vera ctici1.zazionc, la quale non potrebbe essere che l'effet– to d'una reo.lizzazione automatica del– la persona (com'è appunto quella pre– dicata da Emanuele Kant), sono in u· na posizione d'analogia facilmente comprensibile. Naturalmente, si tratta, sia nell'u– no sia nell'altro caso, d'una via da per– correre, la quale poi rà essere lunga e aspra quanto si voglia, via che ci sem– bra però umanamente percorribile mediante un insegnamento di caratte– re morale e non scientifico e che con– durrà alla diffusione dell'amore tra le genti. Ci sarà qui chi si sente di potc– r·e obbiettare che, ripudiare l'cskriorità come noi la ripudiamo, e parlare in senso favorevole d'insegnamento non potrebbe essere messo al di fuori del la categoria dell'esteriorità. Un tale as– sunto non regge di fronte ad un'ocula– ta critica. Tanto il religioso che ripu– dia le confessioni quanto l'anarchico non sono degli eremiti; anzi, diremmo che. sono, l'uno e l'altro, religiosi e a• narchici, per il loro amore verso la so– cietà umana, la quale è cosa ben di- 363

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