Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966
di veri e propri scontri fra le due opposte frazioni e perciò da una scissione, la quale peraltro non escludeva situazioni e aperture equi– voche, che sono del resto la caratteristica di ogni movimento in for- 11-u,z.ione. Tutlavia, nonoslante la teorica separazione dei programmi e del– le .-,peranze, Mazzini e Garibaldi rimanevano i simboli di tutto quanto avevc; spinto questi giovani, per anni, a rischiare la libertà e la vita. U11 totale abbandono delle idee del Maestro e un rifiuto di parteci– pare agli appelli del Generale significavano per essi la rinuncia di wz passalo di speranze e di fede; costituivano quasi il riconoscimento di un fallimento, la fine di tutto un mondo che essi si erano cost.ruilo sperando e lottando! Appunto per ciò essi non possono « sentire >) e comprendere la logica bakuniniana, portuta fra loro da Saverio Fri– scia, anch'egli d'altra parte non perfettamente convinto della neces– sità del « terremoto» che il russo vorrebbe provocare. Senonchè, dopo la guerra del 1866 che inasprisce il dissidio con la democrazia ufficiale e con lo stesso Mazzini, gli avvenimenti si succedono incalzanti, spingendoli a una posizione sempre più netta di dissidenza rivoluzionaria, che fa loro dimenticare persino talune Ji,,ergenze interne. Si tratta della rivolta palermitana del settembre 1866 e dell'unanime condanna dei rivoluzionari da parte di tutti gli « uomini d'ordine», governativi ed antigovernativi, Mazzini cotnpre– so; dell'episodio di Mentana, che denuncia ormai l'arroccamento su posizioni antirivoluzionarie della grande maggioranza della Sinistra, che è contraria o non collabora con quel pugno di coraggiosi; degli sforzi del Mazzini, ripetutamente falliti, di allestire un piano rivolu– zionario, fino al suo arresto nel porto di Palermo nel 1870. L'unico sp;raglio di luce, in mezzo alle tenebre del conformismo dilagante, viene da Parigi, nel marzo 1871. La Comune dà vigore e speranza ai 1nille delusi del decennio pre– cedenle. La Comune confenna che il sistema deve essere combattuto dal di fuori, così come si cercò di fare a Palermo nel settembre 1866, così come si tentò di operare qua e là da parte di gruppetti isolati di rivoluzionari durante il decennio. la Comune con.ferma che è fi– nalmente venuta l'ora della rivoluzione sociale italiana. Laddove, per w1a minoranza di giovani radicali, essa prova invece la possibilità di 1111 accordo tra le classi per uno sforzo congiunto in senso evoluzio- 343
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