Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966
bastien Faure vede la fonte della «tristess;- mondinle» non tanto nella proprietà quanto nell'organizzazione del potere. Che l'odierno regime sociale, con tulle le sue istituzioni oppressive, puniti– ve, etc. generi esso stesso dei criminali, è tanto evidente che non c'è bisogno di dimostrazione. Ma è, quanto meno, azzardato affermare che nella realtà liber– taria scompariranno rapidamente tutti gli istinti antisociali, tutti i moventi della criminalità. Anche se siamo d'accordo con quanto 5ostcngono alcuni anarchici - che la criminalità, in una vcr:-t società libera. sarà l'espressione esclusiva di «criminali innati», che ciob. si tratterà cli casi in cui non si può intervenire - è evidente che occorrerà alm~no qualche anno di pratica libertaria perchè gli esseri umani sinno educati in condizioni nuove. Comunque, credere ad un immediato mutamento dell'uomo, al mutamento di tutta la sua natura psicologi– ca dopo l'abbattimento del potere, ci pare un pò esagerato (2). Può citarsi a proposito l'opinione del b!!n noto anarchico Malatesta: « Comunque ... il popolo non consentirà che si tocchi la sua libertà ed il suo benessere senza difendersi, e, se neccss:uio, troverà il mezzo per difen– dersi contro le tendenze antisoci:lli di qualche individuo. Ma per far ciò, oc– corre prnprio fabbricare leggi a getto continuo? Quando il popolo respinge ciò che gli sembra nefasto, troverà il mezzo per far 1 o in modo migliore che tutli i legislatori ». ELEMENTI CONVENZIONALI E SPONTANEI Una volta ammesso che ogni organizzazione è il risultato di un accordo, è evidente che debba comportare una modificazione della vita di ciascuno (3). Ne deriva quindi che: negare la limitazione della volontà individuale in un accordo significa che si considera detto accordo come assurdo; e supporre che ciascun membro d'una org:mizzazione possa allontanarsi da essa quanda voglia, in qualsiasi momento e per qualsivoglia motivo, è inconcepibile, giacchè si può in questo modo distruggere facilmente tutta l'opera collettiva alla quale l'or– ganizzatore deve servire, senza la mancanza di stima per i restanti membri di detta organizzazione. Non conosciamo neppure una sola società umana - sia pure avente la for• mazione dei primi Stati - in cui non vi sia stato qualche regolamento. La vita collettiva esige certi regolamenti, i quali possono solamente essere differenti. Al di fuori di certe norme giuridiche, nelle società umane, esistono quelli che Stamler chiama i «regolamenti convenzionali» (4). Sono delle norme (2) A questo punto l'autore cita Lavrov cd il suo libro: • L'clemcnlo del potere nella società futura•· (3) L'autore cita, a. questo punto, le opere dello Stamlcr cd, in partic<>lar modo • Le basi teoriche dell'anarchismo•· (4) Dopo Stamlcr, le opere di 11umerosi etnologhi, sociologhi e psicologhi hanno dimoslrato 13 importanza delle associazioni e d::i rcgolrimcnti spontanei, • selvaggi», non autoritari. 334
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