Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966
« In cui non vi sarà alcun governo, alcun difensore ufficiale della morale, nè carcere, nè carnefice, nè ricco, nè povero, in cui tutti saranno uguali nei diritti; fratelli che abbiano CÌ.:\SCuno la loro porzione quotidiana di fatica, che vivano d'accordo e d'amore non per la forza d'una legge obbligatoria che pu– nisca se\'eramente coloro che non ubbidiscano ad essa, ma per la forza dei rapporti reciproci, dcgl'intercssi dell'uno e dell'altro, per la forza dell'inevita– bile Jeggc della natura». (Reclus) Come risolve l'anarchismo questo problemc\? La rivolta contro il potere, contro il cliritlO dello Stato e contro il diritlo poggiato sulla legge è stata ini– ziata sin dai tempi antichi (1). Alcuni sociologhi imparziali hanno dimostrato che lo Stato (la società ?.utoritaria con un po1ere stabilito) non è la prima for– ma delle società umane e che i popoli hanno iniziato la loro vita storica con forme «senza autorità stabilita». Lo Stato cc.mparve come il risultato di com– plessi fenomeni: da una cultura materiale cd intellettuale particolare, da una differenziazione progressiva nella società; nello stesso tempo, come conquista e come rbultato di quesla coscienza progressivamente sviluppata dai vantaggi ed anche dai beni etici d'una solidarietà tra i differenti elementi del complesso umano. Questi stessi sociologhi hanno dimostr~\lo lo sviluppo parallelo dell'istitu– zione del potere che h::\ accentrato progressivamente delle [unzioni che appar– tenevano prima agli organismi sociali a carattere locale cd aulonomo. Se alcune di dette funzioni, al di fuori anche della loro origine, sono state meglio esple– tate dal nuovo potere, altre numerose funzioni sono state espletate in modo peggiore, senza soddisfazione, e successivamente, con una costante ingiustizia per i diritti fondamentali dell'individuo, del gruppo Joc:lie, della libertà. Questo processo c\'ipcrlrofia governativa e, come contracolpo, il rifiuto di accettare l'idea del potere, sono stati, ad esempio, bene f':Sprcssi dal Durkheim: « Il potere governativo ... tende ad ìnghìotlire tulle le forme di attività che hanno carnr 1ere -;oc inie, lasci,rndo fuori solt,mto il c,lion: um::ino.Del10 potere è costretto pertanto 2d assumere un numero considcre,•oìc di funzioni per le quali non è adatto e che esso assolve in modo insufficiente. A pili riprese si è rilevato che la sua esaltazione nell'assorbire tulto per suo conto è pari alla sua piena impotenza nel regolare la vit<\umana. Ne deriva lo sperpero enorme di forze e d'energia - e di ciò lo si accusa bene a ragione - che in realtà non corrisponde al risuhato ottenuto. "'D'altra parte, gli uomini non obbediscono ad alcun'altra collettivilà che non sia lo Stato, percbè lo Stato si proclama il solo organismo collettivo. Essi si abituano a guardare la società esclusivamente attraverso lo Stato, sempre in dipendenza dello Stato. Pertanto lo Stato si pone molto lontano da essi, resta sempre una cosa astratta e non può influenzarli da vicino ed in forma immediata. Ecco perchè nel sentimento sociale dell'umanità non c'è nè par– tecipazione cosciente, nè sufficiente energia. In gran parte della vita degli uomini, intorno ad essi, non c'è nulla, non c'è che il vuoto. In queste condi– zioni, gli uomini sono trascinati inevitabilmente sia verso l'egoismo, sia ver– so l'anarchia ». (I) L'aulore prosegue con un richiamo alla storia dopo Marco Aurelio. 332
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