Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966

gola del libero dialogo (uno dei fondamenti della moderna morale laica) e ad esigere con puntiglio che i suoi avversari seguano questa medesima regola. Con lui la discussione rimane sempre aperta. Da un punto di vista storico le radici del pensiero proudhoniano sono so.. prattutto in quei pensatori settecenteschi, che spesso egli cita a maestri della Ri– voluzione e quindi a suoi, come Bailly, Condercet, Clootz, Marat, Voloney, i quali, secondo l'espressione di Proudhon, si « erano messi a filosofare» (mentre altri invece come Rob~spierre si erano inchinati alla teologia), e in genere in tutto l'Illuminismo (anche in Rousseau, che per altro egli critica aspramente, in parti– colare per il concetto di contratto); nell'economia politica inglese (A. Smith, Malthus e, in Francia, Say); in Hegel (che egli conobbe solo indirettamente e che non accettò mai incondizionatamente: non fece suo ad esempio il concclto di sintesi, fondamentale nell'hegelismo); e guardando più lontano in Cartesio, nell'empirismo inglese e in Kant. Voglio ora brevemente accennare alla metodologia z.dottata nell'esposizione. Mi ha colpito particolarmente fr:t i libri scritti su Proudhon quello di Char– les Augustin Sainte-Beuve. In primo luogo perchè mi ha causato sorpresa. Mi ha sorpreso cioè che una persona così diversa (Sainte-Beuve .era un liberale, mentre Proudhon, anche se recalcitrante, si definiva un socialista), abbia scritto un libro cosJ bello, così rispeltoso e imp8.rziale, così poco «spaventato» delle idee (verso le quali, al massimo, si nota un sorridente scetticismo), e così attenta invece al– l'arlc dello stile e all'umanii.à dell'autore. In secondo luogo, ho trovato molto convincente il sistema di esposizione, a metà tra il saggio e l'antologia, per cui si alternano osservazioni di Sain1e-Bcuve a brani della corrispondenza di Prou– dhon, in un continuo, anche se indiretto dialogo. E ho voluto adottare il medesi– mo sistema, completando il dialogo con interventi vari di altri che su Proudhon hanno scritto. Aflìnchè ri~ulti chiaro eh:! ho voluto raggiungere anche, nel sag– gio, un sistema aperto, e che se da un lato non ho voluto « bruciare senza discu– tere» per usare l'esp1·e~;sione di Proudhon (per le idee sulle quali divergevo), dal– l'altro non ho voluto inc!:scussamente venerare (per le idee che condividevo); ho quindi messo in evidenza i dissensi e le critiche di altri; sopratlutto ho voluto lasciare la parola all'autore piutlosto che riassumere continuamente il suo pen– siero. E se la scelta dei brani potrà essere dl parte, potrà poi ognuno consultare l'opera intera di Proudhon e le critiche su di lui e scegliere, a sua volLa, di fai quanto preferisce. Le principali obiezioni al pensiero proudhoniano vengono da parte cattolica e marxista; per quanto concerne il suo concetto della famiglia le critiche vengono da parte dei fautori dell'eguaglianza fra i sessi; da parte anar– chica. dai seguaci Gei metodi violenti dì lolta rivoluzionaria. Le principali sim– patie gli vengono invece dagli anarchici, dalle correnti di pensiero laico e radicale, da alcuni filoni dcllà sociologi" e della moderna urbanistica, e da colorn in ge– nere, che vogliono conciliare al massimo socialismo e rispetto dell'individuo. Quc- 5.to valga come orientamento generale per l'interpretazione della letteratura su Pruodhon. 329

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