Volontà - anno XIX- n.5 - maggio 1966
li Lukacs, dando fondo alla sua analisi, si spinge a rlc<1varc dall'affermala presen– za del mc1odc.• d1;:scritti\'O la riduzione de· gli uomini nl livello delle cose inanim<1te, l'irretimento dello scrillore all'interno del mondo capil.ilistico, che già fu assunto per essere denunciato e sconfessato (16). Quello che sfugge al filosofo ungherese è proprio questo: J::mile Zola ha operato co. sì, ha desc1 itto i suoi personaggi, straziati da oppo~tc p?ssioni, sconfitti dal « mare dell'oggeuività • per denunciare una par– ticolare situazione dell'uomo nel mondo capitalistico, nel mondo borghese, nel se– condo impero del boia di Roma, e per farci toccz.rc con mano una situazione di crisi dei valori umani. Per questo, il per– sonaggio del realismo ottocentesco e zo– liano ha un fine, che coincide, ma 11011 sempre, colla sua catastrofe, stritolalo da un meccanismo e da un ordine sociale pili forte di lui, dalla proprietà privata dei mezzi di produzione, dal!' ideologia borghese, che l'ha disumanizzato, che l'ha reso un utente. La virn e la sua azione sono collocat..! in un contesto deforman- 1(', che segna la sua sorte di personaggio e la sua dispersione in un <·ontesto de. formante, in condizioni inautentiche. Que· s!o il .arattcre del realismo zoliano, che non si fa masturbatore delb realtà, que– sto il c.:rattere della sua critica sociale, che non si manifesla come aggressione dci lati cattivi della società borghese nè lanto meno si risolve in « 1111a fissazione dell'ele111e1110i1w111a110,m1inwlesco •, co– me pure il Croce (17) era stato indotto a vedere. Émilc Zola, Zola scrittore, non Zob teorico. che, come tale, risente dei pregiudizi del tempo, .i!?grcdiscc la mate– ria storico-sociale, non promuovendo ri- 1C<"<"hi e rabberciature, ma aprendo la sua visione a scelte .ilternative. Non que• sto o quell'aspetto della 5ocietà borghe, se, mn tulla intiera la Sùcietà borghese .E.mite Zola coinvolgt:, pone sotto accusa, facendo trascorrere su di essa la sua fru– sta, come nel Venere de Pari!; (Che ca11a. glia la gente onesta) o facendo trascor– rere innanzi ad essa, ormai piegata dalla paura della minaccia sociale, la fioritura primaverile di un nuovo assetto sociale, come nel Docttittr Pascal (c'è tutta quella forza crcscenle del socialismo imperante, g1avido di 1111 nuovo secolo). Non sono cenni monchi e profetici, destinati a spa– rire nel! 'onda del .rom~mzo: nè soltanto questi sono i romanzi nei quali la pre· senza del socialismo come cardine del nuovo e l::i condanna. ddla borghesia e del suo potere politico e finar.ziario si accampano. Potrnmmo ancora ricordare il Sigii,mondo dell'Argent o l'Etienne del Germinai. Quello che conta mostrare è come la pagina nitida, pulita non si pon– ga rapsodica, appena sfiorata da.Ile luci albari di un mondo migliore. Non mette conto, sarebbe troppo facile il gioco po– lemico, elencare i 1,ersonaggi puliti, come la sve111urata ragazza ma1ioriata dal pa– dre alcoolizzato, o Palmira, che si spcz· ,:a le reni e muore in una giornata di lnvoro e di sole, !)er portare il pane quo– tidiano al fratello cactc, Ilariont:. Intanto, va ossen 1 ato che sin dalla re• dazione dello Assommoir nel quale il Ro• sla11(I (18) ll'O\'a che tutti gli opcrai so· no " des ivrognes, des dér;ravés •, Emi!e Zola ha posto il problema della palinge– nesi sociale, che prende avvio dalla ridu. 7jone della giornata l,worativ.i, da più alti salari, dalla lotta contro ambienti so. (16) Gyorgy Luk:tcs, Narrar~ o descrivere, pag. 304 (17) Benedetto Croce, Zola e Daudcl, In Poe· sifl e non poesia, (L11cna. Bari, 1964 pp. 281 e 2d2). (18) F::.cimond Ro~t:tnd. Dcux romanc:lcu dc PrO\'ence, llonoré d'Urf.! el Smlle Zola (Paris, E. Champion, 1921). 295
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