Volontà - anno XIX- n.5 - maggio 1966

molto più ampie e più agevoli; anche se questo si realizzerà suo mal– grado, cioè con!ro le prime idee e le originarie intenzioni dei legisla– tori. JI problema della giustizia non è certo un problema da poco. Visto sotto una particolare prospettiva, ciò che finora ha realizzato è qual– cosa di triste: un panorama di tribunali, di carceri, di forche e di po– lizie; senza alcuna contropartita di bene o di buoni frutti sociali scatu– riti da simili apparati. Sembriamo afferrati, o lo siamo veramente, da una deprimente circolarità senza speranza di usci1a: dal male dobbia– mo difonderci con dell'altro male. Contro, un delitto applichiamo un altro delitto; con un forma più solenne se si ,·uole, ma sempre mate– rialmente omicida. E non ci accorgiamo che nello sguardo di un con– dannato a morte vi è qualcosa che finisce col superare tutta la nostra saggena giuridica, una sorta di rimprovero senza nome che riusciamo a respingere solo con una forzata buona fede, scaturente più dalla compattezza materiale dei nostri interessi sociali che da una sostanzia– le vcriLà dello spirito umano. Per quanto esecrabile possa essere la fi– gt1ra di un delinquente, nella pena che applichiamo intravvediamo un non so che di jngiusto, qualcosa cli inafferrabile e tormentoso ad un tempo. E tuttavia si p1·csenta come un'azione giustificata e necessaria, ma con una conclusione spiritualmente malinconica: la giustizia non è qualcosa di sublimamcntc elevato, di umanamente superiore; bensì un duro «:Contraccolpo• operato dalle nostre strutture sociali, dai no– stri interessi, e talvolta apertamente brutale (tribunali speciali, censu– re e inquisizioni di ogni genere). Spengler scrisse che la lotta conLinua, da noi sostenuta contro la smisurata potenza della natura, è un'azione disperata, « e tuttavia sa– rà condotta sino alla fine». Qualcosa di analogo sembra che regga pu– re il no tro agire giuridico: la giustizia potrà essere un mito, e tutta– via mai desisteremo dal tentativo di realizzarla. Ma in fondo non vi sarebbe un vero e proprio bisogno di realizza– zione, così come uno scorrere, anche veramente felice, del divenire u– mano, non implica una vittoria totale cd assoluta su tulle le forLe na– Lurali, come pensava Spengler; e tenendo pure conto di una psicologia e connaturata insaziabilità della natura umana. La giustizia non si realizza col rafforzamenlo dei codici o con l'ampliare le case di pena, bensì con un profondo equilibrio delle leggi economiche, dell'intelli- 268

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