Volontà - anno XIX- n.4 - aprile 1966
ch'egli scntl di cercare un punto di con– tatto fra la dottrina eraclitea del flui– re di tutte le cose e la dottrina di Lel1- cippo, trovantesi all'avanguardia di qud la di Democrito, sulle soggettività del– la conoscenza sensibile, secondo lc1qua– le le cose ~tesse sembrano diverse a persone diverse in momenti divnsi. Po– trebbe darsi che questo precedente sto– rico avesse la sua ragione d'essere, ma c'è da credere che il sofista abderitan0 ~bbia aggiunto de! suo probabilmente in una misura che sarebbe apparsa cc• ccssiva a Eraclito ed ai posteriori ato– misti, i quali non avevano certamente il gusto di mettere in ballo delle pro– posizioni a fondo scettico. Ciò è anch~ confermato dal fatto che Democrito mo– stra d'avercela con gli «attaccabrighe» (vedi Sofisti) del suo tempo, giacchè egli senza dubbio scorgeva che l'eristica sofistica, anche se teoricamente apprez– zabile, si sarebbe poi rivelata oltremo• do nociva sul terreno pratico. Naturalmente, allorchè si parla di So– fisti greci non si debbono trascurare delle notevoli discriminazioni: abbiamo messo in prima linea Gorgia, dando na– turalmente il primo posto aH'Abderita– no. Gorgia di Lentini ha tuttavia un valore speculativo, che ben difficilmen– te gli potrebbe essere conteso, an:he perchè egli prese a modello il procedi– mento dialettico di Zenone d'Elea. Si peniennc con lui al culmine della sofi• stica, ma non già con ragionamènli im• meritevoli di considerazione, laddove per esempio egli dice che ogni soggetto, in quanto tale, deve rimanere a sè, sen_ za predicati di sorta, giacch~ il predica• tn rompe l'unità del soggetto medesi• mo, dato che l'uno non può essere mol• ti, proposizione che si presta natural– mente ad obbiezioni ma che conserva 244 un certo sapore clastico sul tipo dei pa_ radossi di Zenone. Un tale genere di speculazioni è diretto, se ben si osser• vi, ad un terdbilc risullato, giacchè to– gliere i predicati dai soggetti conduce all'ammissione, per conservare l'unità di questi, come voleva appunto Gorgia, che tutte quante le asserzioni ed opi– nioni sono da ritenersi false. Da que– st'ordine d'idee a cadere nell'altro delle ben note prnposizioni, secondo le quali: 1) niente è: 2) l'essere, se anche ci fos• se, sarebbe per noi inconoscibile; 3) se anche si potessero conoscere, non si po– trebbe comunicare .id altri, la via da percorrere non è lunga, anche se que– sto non app2.ia a priva vista, poichè, in fin dei conti, come potrebbe essere per noi concepibile un soggetto senza pre• dirato sia pure che la conservazione dell'unitarietà soggettiva conferisca una apparenza logica all'assunto gorgiano? Vogliamo con ciò dire ch'è già un tale ordine conceltuale che conduce a quel «nullismo» predicato dal filosofo di Len– tini. E per completare il nostro discorso circa le differenze da rare nell'ambito della Sofistica, siamo d'accordo con lo storico Zel!er che l'elevazione mentale d'un Protagora e d'un Gorgia non è da confondere coo quella d'un Eutidcmn e d'un Dionisodoro, le cui meschinità so-· no ampiamente messe in luce nel dialo– go platonico intitolato Eutidemo (allor. chè questi, per esempio, vuole, con un ragionamento sofistico, dimostrare a Clinia che egli, possedendo un cane, pa• dre di cagnolini, che anche lui, come questi cagnolini, è figlio dello stesso cane), mentre non si potrebbe per con– tro negare che se non ci fossero stati i sofisti maggiori non avremmo poi nem• meno avuto i due suddetti comici per-
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