Volontà - anno XIX- n.4 - aprile 1966

ha portato a morire in un carcere in America, perchè le sue vedute veramente nuove - cioè anarchich(:, per il fatto stesso che cambiano radicalmente le vec– chie vedute o le distruggono - danno tanto fastidio a tutti i governanti, agli ordinamenti costituiti, alle chiese. Un tempo quando la !otta sociale era un fatto dominante e costituiva ve– ramente un'alternativa dei tempi e della storia, queste manifestazioni di pen– siero erano valorizzate. Scienziati o filosofi - che non erano affatto anarchici nei loro sistemi d'idee o nelle loro scoperte scientifiche - venivano popolariz– zati ed avevano come tali una influenza nel movimento sociale. Nelle passate generazioni c'è stato un Darwin, che con le sue teorie della evoluzione ha creato un contrapposto al dogma catto!ico, un contrapposto con basi scientifiche. At– tualmente Darwin sarebbe sconosciuto come del resto un de Chardin, che è certamente un continuatore di Darwin: Attualmente de Chardin non è che un argom~nto nei cenacoli culturali, non ha una risonanza rivoluzionaria sociale come hanno avuto Darwin o Nietzsche. Nietzsche non era un filosofo anarchico, ma ha avuto delle pagine che dei manovali semi-analfabeti sapevano a memo– ria. Pcrchè allora tutte queste manifestazioni di pensiero avevano un contatto immediato, una realtà viva, una realtà calda nella lotta sociale. «Perchè le mo1titudini dell'intero mondo non hanno ancora accusato, in ma– niera visibile, l'urto delle nostre idee?». Si potrebbe dire pcrchè le moltitudini non sono sensibili alle nostre affermazioni, perchè la propaganda, se pur limi– tata, non attecchisce nell'opinione pubblica, nelle masse. Questo evidentemente succede perchè i popoli sono ancora intontiti dalle cataStrofi storiche, dai miti negativi che esse hanno prodotto e dal clima di terrore e di costrizione che esse hanno creato. «Davanti alla tragica divisione attuale dei grandi blocchi in Jotta, l'anarchi– smo può rappresentare quella forza alla quale si anela?». Presentare l'anarchismo come una forza che si colloca nel quadro de11e forze politiche e delle centrali di pot~rc che attualmente agiscono nel mondo, vuol dire non fare più dell'a• narchisrno. Perchè l'anarchismo si riveli, pcrchè si affermi, occorre una nuova situazione, un nuovo terreno; e che la tragica divisione dei blocchi non sia più elemento determinante della situazione mondiale. Questo non è soltanto un pio desiderio: questo tramonto della politica dei blocchi è già iniziato ed è già in allo; cd è nostto desiderio che continui fino alle estreme conseguenze. Se in Italia ha potuto formarsi un clima politico diverso, questo è perchè la politica dei blocchi ha perduto quel mordente, quella forza determinante e quella disci– plina che aveva un tempo. La politica dei blocchi oltre che reprimere le istanze naturali delle masse operaie, reprimeva anche le istanze naturali de1le borghe– sie e delle classi dirigenti nazionali, che dovevano essere costrette ad una po– litica di asservimento. Ecco dove si vede la politica della decadenza dei blocchi. Tn Italia, come de] resto in Francia e altrove. si è potuta affermare una po– litica autonoma delle classi dirigenti nazionali; e questo porta con sè, per na– turale contraddizione, una forza autonoma anche da parte de11e masse popolari e operaie. Difatti noi vediamo che nei partiti di sinistra, specialmente nei grup• pi giovanili, e nei settori sindacali si fanno vive le istanze d'azione autonoma da 206

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