Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966
tecniche: potrebbe essere, con la maggioranza, democratica anche la dittatura! La stori.:t purtroppo non ci può smentire. Una volta il filosofo parlava sì di po– tere risiedente nell'uomo, ma poi 1.tall'uomo ceduto al principe, con alienazione irrevocabile e totale. I costituzionalisti ritennero parziale e provvisoria l'aliena– zione e i sudditi divennero cittadini, ma non venne mai meno il concetto di una protezione cslcrna della libertà inclìvidualc. e di un popolo che sceglie sì i suoi rappresentanti per l'esercizio ciel potere, ma che è pur sempre governato nell'inesorabile pactum subieclionis. Come uscire da questo vicolo cieco~ A questo problema rimase impegnato interamente il secolo XIX, che avvertì il bisogno di una democrazia che attri– buisca davvero il potere al popolo un potere che si proponga come partecipa• zione individuale (il potere è dì tutti), e infine una libertà, nuovamente interpre– tata, come una vera e propria attesa di liberazione. Da tutto il discorso fatto sin qui una cosa dunque è ben accertata: è il pas– saggio che si sta lentamente operando, n•~lla mente degli uomini, fra una demo– crazia politica (o classica), indi1etta, dei governanti, formale, cd una democra– zia sociale (o moderna), diretta dei governati, sostanziale. Abbiamo usato tutti gli aggettivi che abbiamo ritenuto opportuni per la precisazione concettuale di questo passaggio da una democrazia (che poi infine non è mai stata veramente tale) ad un'altra che riteniamo autentica, e lo abbiamo fatto perchè non ci sfug– ga la complessità di questo passaggio. E il passaggio ora lo diremo più breve– mente è d<.luna democrazia politica ad una democrazia sociale, nel senso che proprio il termine sociale deve indicare una politicizzazione delle masse, la fine delle classi, l'abolizione totale dello sfruttamento dell'uomo nei confronti del• l'uomo, la piena valorizzazione dell'autonomia individuale sino alla realizzazione dell'autogoverno. Burdeau annota - cs.:i.ttamentc al contrario di quello che a me sembra vero - che nella democrazia sociale c'è il declino dell'autonomia individuale. Non un declino della autonomia individuale si verifica, quanto piut– tosto una nuova situazione dell'individuo che, nelle nuove strutture, si sente solidalmente legato alla società, agli altri, e non riesce più a concepire la stessa possibilità di sfuggire ai suoi obblighi comunitari. I liberali sostengono, ancora oggi, che l'uomo proprio pcrchè è libero, è anche libero di non lavorare e di non istruirsi: ma noi abbiamo capito che è lecito sottrarsi all'obbligo d~I lavOl– ro e dello studio, e che anzi affermare la obbligatorietà del lavoro e del!o stu– dio significa non certamenlc pregiudicar~ la nostra autonomia ma bensì porne le basi. Ma questo è il punto contestato dal Burdeau, seppur poco convinto, come risulta dal brano che riporto: « TI filosofo può ben constatare una decadenza, perchè egli affronta la sorte dell'individuo inserito nella massa alla sorte dì un tipo d'uomo concepito secondo un canone aristocratico. Ma l'uomo reale non ha coscienza di subire una diminuizione di valore. Lungi dal sentirsi schiacciato, egli commisura alla cifra scritta Slll foglio paga l'allargamento delle possibilità che deve alla potenza sindacale». Ed è vero, con buona pace di Burdcau: non c'l! diminuizione <li valore là dove c'è espansione di personalità. 188
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