Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966
gioni rappresenta più un vantaggio ché uno svantaggio: in fondo servono lo stesso per dominare gli spiriti; sono i tempi skssi che impongono una s01·t.i di «rraternità» fra I::: varie religioni si è pure compreso che la formalità o la so– sl:mza di un unico ed universale Pontefice - che per molto tempo fu il sogno del caltolicesimo - può benissimo essere abbandonata: l'importante è che il mon– do, in un modo o nell'altro, rimanga il più possibile cred~ntc. La chiesa inoltre riconosce che scismi ed eresie sono avvenuti «senza colpe di uomini d'entrambe le parti» .... Ecco un'altra «morale» della favola che fa ca– polino: con qu~sto si viene implicitamente a riconoscere che gli eretici furono condannati innocenti; però accettando questa «generosa►, concessione dobbiamo essere anche obbligati di riconoscere che pure da parte della chiesa non vi fu nesstma colpa. Come prestidigitazione giuridica non c'è male ... La chiesa, come principio d'autori1à, ha naturalmente le sue «ragioni» e le sue «prove» che pretendono di giustificare i suoi fini e la sua esistenza. Come religione! - lo abbiamo già dello in altri scritti - non teme più la for1.a della scienza in quanto tale; ma comprende altre.sì che il destino della religione non è più possibile forlo dipendere dalle mani del padreterno (che in fondo sono s:::mprc state le stesse mani della chiesa); vi è qualcosa che sfugge semp1·c pilt al suo potere, ed è la crescente ed inquietante dilatazione degli stessi eventi, or• mai troppo vasti e complessi per esser:: tenuti, come un tempo, quasi tutti nelle sue mani. Oggi, come tutto il resto dell'umanità, anche il destino della chiesa dipende dalle atomiche ... La scienza cli Galileo non l'ha prostrata; ma la scienza in mano ai politici e ai militari potrebbe benissimo accomunarla in una univer– sale rovina. «E' un tempo - proclama Paolo VI - in cui il laicismo sembra la conser guenza legittima del pensiero moderno e la saggezza ultima dell'ordinamento temporale della società; un tempo, inoltre, nel quale le espressioni dello spirito raggiungono vertici di irrazionalità e di desolazione; un tempo, infine, che regi– stra, anche nelle grandi religioni etniche del mondo, turbamenti e decadenze non prima sperimentate». Veramente non tanto «non sperimentate», e che dopo tutto rappresentano pure un non lieve allo d'accusa vc:-so la stessa chiesa. Se il mondo, moralmente non è miglio.-ato, non è solo colpa del demonio, ma pure dell'acqua santa. Le colpe della storia non ~ono come i sogni, che svaniscono all'alba; esse consefl. vano il loi-o peso per lunghi secoli nelle eredità del pensiero e nelle azioni delle nuove generazioni. Queste, è vero, possono anche dimenticare; ma quelle che non si dimenticano mai di ripresentarsi sulla ribalta della storia, sono Je intra– montabili e sanguinose tragedie le quali, in fondo non sono altro che il prose– guimento di una interminabile catena di colpe storiche. I temi più spinosi e le delicate questioni (come, ad esempio, il controllo del· le nascite) più o meno abilmente sono state deviate od accantonate «sine,..die»: 144
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