Volontà - anno XIX- n.3 - marzo 1966
il coraggio morale di accennarvi: «a questo punlo 6 da chiedere: in questo im– pianto non prc\'ab piì.1 l'assistenza alla madre che al bambino?» ( Roberto Ma7 1 zctti - Assistenza cd educazione - Bari, 1964 • pag. 63). E' un amhientc wciale come il nostro, nel qual~ chi non ha la forza da con~ trappor re alla Iorza viene sempre sopraffallo e calpestato, che rende possibili vicende come quell:! dei «celestini». E' ovvio che tra questi infelici come tra altri ricoverati in istituti dello stes– so genere, molti saranno stati bambini ritardati, anormali, con tare fisiche e p5ichid1e. che l'ambiente brutale. sudicio, superstizioso in cui vi\·evano 11011 po– tevH che acccn•uare. Per le persone benna!\! sarebbe questo un motivo per com– portarsi verso di loro con maggiore spirito di bontà, come si dovrebbe fare verso ogni disgrazia 10. Ma si tratta di bambini! Perciò nessuno, - scienza com~ presa, -· dimostra !oro pietà. Ascol!iamo, per esempio, quello che osa dire un padre eterno della pedagogia, Ovide Decroly, a proposito dei fanciulli anormali: «la violenza, la distruzione degli oggetti richiedono qualche volta un 1rattamento molto energico, nel quale si facciano senlire le conseguenz:: naturali o artificia– le e 1mrticolarmenle fisiche degli atti «(Nozioni generali sull'evoluzione affetti– va del fanciullo. Il trattamento e l'educazione ,lei ranciulli irregolari. Firenze, 1955- pag. 163). L'etifcmismo é nnche troppo chiaro: evidentcrneot~ i guardiani dei -<celestini·~, che avrannn anche avuto .'.l che fare con fanciulli «irregolari», o ciivenutì !ali, o fatti passar per 1ali, si trovano così d'.i.ccordo, anche ~enza co. noscerne le teorie, con lo scienziato, il quale non <~sita ad agglungerc: «e questo deve esser attuato anche se si è pernuasi che il soggetto é un ammalato». Nei manicomi degli adulti i m:ctodi con conseguenze iisiche sono ora, - almeno in teoria, - aboliti: e certamente non vi é psichiatra che oserebbe far sue le pro· poste dell'illustre pedagogi~ta, pena l'accusa di insipienza e di crudeltà. Nel ri– guardo dei bambini, invece tutto si considera lecito, e nessuno ha mai messo in luce quale mancanza di responsabilità dimostri quesla pagina del Decroly. L'increscioso episodio, come o.Itri di ugual specie, s'inquadra, quindi, in una 'iOcietà altrett.anlo incresciosa, che considera «forza» e «dirit.to » come sinoni– mi, ~ non può neppur concepire il secondo privo della prima; nella quale perdu. ra l'infame convinzione che il dolore sia un bene, è che perciò convenga non ri– sparmiarlo :li harnbini, anzi che sia utile accrescerenc quella dose -elargita gia, con tanta abhondanza, dalla natura; in una scienza che sancisce l'autoritarismo tradizionale al qu;1le è saldamente ancorata, nonostante le apparen2ie. in con• trario e che codifica così il malcostume. Tale la situazione, che rende pertinen– te richiamare l'attenzione su quanto osserva Horace M. Kallen (op. cit. pag. 85): «L'i.::sistenza dell'infante è, fin dagli inizi, una lotta ad oltranza con un ambien– te di persone che cercano di foggiarlo a loro convenienza, mentre la sua perso– nalità cerca di otten~re dagli esseri che lo circondano le soddisfazioni alle qua– li la sua natura intensamente aspira». E', quindi, soltanto il rovesciamento completo di tutti i principi tradiziona– li che renderà possibile proporre su nuove basi il problema dell'infanzia, e ind\– carne la soluzione. EMILIA RENSI 136
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