Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

le visioni di •incubi• da parte di tan– te povere donne sessualmente affama– te furono portate come «prova• del– la loro « maggiore sensualità•, o «cor– ruzione,,, o «perversità»). Analogamente, tutta la maggiore re– pressione della sessualità femminile - che Dcmma adduce come altra « prova• delle sue teorie - ha trova• lo spiegazioni sociali convincenti, in tutte ie società patriarcali storicamen– te conosciute, con le esigenze dell'asse ereditario, con l'esasperazione della possessività sessuale del maschio con– nessa al suo primato sociale e all'os– sessione proprietaria del patriarcato, con la prepotenza sopraffattoria e sa– dica che caratterizza la sessualità ma– schile repressa. La stessa indulgenza o addirittura ostentazione con cui tanti uomini del nostro Menogiorno presentano la pro– pria attività sessuale trova facilmente spiegazione nella posizione di dominio sessuale e sociale che il maschio si crea nelle società patriarcali. E' un fatto noto sociologicamente che i grup– pi dominanti elaborano la moralità a proprio u<to e consumo. Ciò avviene da sempre anche al di fuori dcJle di– visioni di sesso. Per esempio, la con– danna cristi::rna de1la violenza è stata dai gruppi dominanti elaborata e de-– formata notoriamente in modo da giu– stiricare, anzi da esaltare la violenza di classe, quelle: giudiziaria, quella po– liziesca, quella bellica a scopo impe– rialista o colonialista. Lo stesso clero cristiano ha per secoli perseguitato, oppresso e sterminato i popoli a lui soggetti e gli « infedeli » in nome del messaggio cristiano di frate11anza e di amore. E la predicazione cristiana di semplicità, di povertà, di comuni- tarismo, è stata pervertita neUa accu– mulazione e nell'ostentazione delle im– mense ricchezze clericali, nella procla– mazione del carattere « sacro e invio– labile» della proprietà privata. Anche nel campo sessuale, da sem– pre gli impulsi egoistici (esasperati appunto dalla repressione) hanno a– "uto una parte notevole nell'« adatta– mento» cli innumerevoli princìpi mo– rali. Così, per esempio, in molte cul– ture le stesse caste sacerdotali che predicavano la necessità della conti– nenza rivendicavano per sè il diritto a una sessualità «rituale» (e riscuo– tevano per questo gratitudine e tri– buti dai loro popoli condizionati dalla repressione a temere la sessualità: classico, in questo senso, il caso dei sacerdoti babilonesi). Non vedo dunque ragione di mera– vigliarsi che, in molte società a domi– nio patriarcale più spiccato, il sesso maschile abbia a tal punto esasperato la discriminazione tra uomo e donna, tipica dell'essenza stessa del patriar– cato, da arrivare ad esaltare l'attività sessuale maschile (sempre però, si ba– di, entro certi limiti: tanto vero che anche nel Mezzogiorno la libertà ses– suale viene ostentata a un livello di– ciamo così ufficioso, mai ufficiale: nelle conversazioni mondane o perso– nali, mai nel confessionale o in linea di principio). E ancor meno, franca– mente, vedo la ragione - di fronte a tante smentile di ordine zoologico, an– tropologico, storico, sociologico - di ipotizzare una indimostrata e indimo– strabile omosessualità naturale di massa per spiegare l'onore sessuale, il gallismo, la misoginìa o femmino- J 15

RkJQdWJsaXNoZXIy