Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966
dievale, la teologia morale e la predi– cazione parrocchiale e mjssionaria ha ph':1 tipicamente caratterizzato l'in– fluenza religiosa neUa nostra tradizio– ne. Che tale tradizione sia oggi in ri• basso non deve indurre a sminuirne l'importanza determinante sul piano storico, e quindi genetico, per la mo– derna sessuofobia. infine, anche i pili recenti sviluppi della rerrc<:-~innc ~,mmoniscono a non sopra,,v::ilulare l'importanza causale delfa • temminofobia • nella repressio– ne stessa. t\ci pac-si a pii.i a''"mzato sviluppn capHali~1 ict,, cd in quelli a governo comunista, la discriminazio– ne soci.1le \oerso 1a donna è pr:1tica– mentt: scomparsa e lo stesso concetto di « onore sessuale n è pressoch~ obli– terato; eppure la sessuofobia, come gPnerale e drastica repressione dello sviluppo sessuale o come blanda ma si~tematica influen1.a i:Jibitiva, :1liena- 1iva, infrigidante e apatizzante, perma– ne e in r;erti casi "i aggrava. Tutto ciò mi sembra dimostrare che non la fem– minofobia ma la sessuofobia è il fat• tore di base, la « causa generale•, che di vo1ta in volta ha esiti secondari di tipo mistico, o femminofobico, o alie– nativo, o militaristico, o produttivisti. co, ecc. Per quanto riguarda il maggior so– spetto e Je più dure invettive che la tradizione ecclesiastica e il costume hanno riservato alla donna come den– tatrice», mentre non ho difficoltà ad ammettere che in alcuni casi ci sia stato alla base un movente di omoses• sualità naturale inibita, mi sembra che due altri fattori abbiano avuto influenza assai maggiore: da una par– te, gli impulsi omosessuali secondari suscitati nel etero e nei tipici espo- 114 nenti della • moralità tradizionale,. proprio dalla repressione dei loro im pulsi etero-sessuali naturali; dall'altra, soprattutto, un semplice e fatale pro– cesso proiettivo, ben noto in psicologia. In una società patriarcale, come cer• lo.mente è stata e rest:l in larga misura la nostra società, tutti i «valori,. so– no, ovviamente, coniati dagli uomini, dai maschi. Ora, poichè tra i valori centrali di ogni società patriarcale (per una serie di motivi economici, demo– grafici, psicologici di cui è impossi– bile indicare b priorità genetica, data la remota lontananza degli albori del patriarcato) c'è appunto l'idea che la repressione del.la sessualità sia un be– ne, e quindi che la sessualità sia una minaccia cd un male, è logico che i maschi, detentori del potere norma– tivo, elaboratori della moralità e di tutta la cultura, che sentivano gravi– tare verso la donna tutti i propri de• sidcri insoddisfatti, abbiano finito per proiettare su di lei Ja fonte e la colpa dei desideri stessi, abbiano fi. nito per vedere e indicare nella don– na, e solo o prevalentemente in lei, la « porta del Demonio», « l'istrumento di Satana», « il vaso di ogni corruzio– ne•, come appunto dissero i Padri del– la Chiesa. Un processo identico, del resto, avvenne nelle donne (si pensi' ai demoni in forma di satiro che affol– larono i conventi delle suore cristia– ne, o alla tendenza delle donne a cou• siderare il maschio come il « colpevo– le • di ogni loro « caduta sessuale •) ma - p;r la minore o nulla influen– za sociale, culturale e politica delle donne nella nostra società - esso non ricevette alcuna codificazione morale, filosofica o di costume (talvolta, anzi, fu accolto con segno rovesciato: così
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