Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

difatti Demma pensa bene di trascu– rarlo. Ma se vogliamo discutere sere– namente la questione, non dobbiamo mai dimenticare che nd mondo natu– rale l'omose,~ualità è un renomeno e– stremamente marginale e raro. E tale resta nelle scimmie antropoidi, gli or– ganismi immuni da inrluenLc cultura– li più vicini all'uomo. Costruire tutta una teoria su una presunta diffusa o– mosessualità naturale (o, se Demma preferisce, su un presunto • impulso naturale ad esser penetrati•) del ma– schio umano mi sembra, in queste condizioni, per lo meno auardoso. E quando poi si passa ad esaminare le culture umane, la tesi cli Ocmma non app~lrc affa1 IO più persuasiva. Tra i popoli sessualmente più liberi che si conoscano (cioè i Polinesiani, i Tro– briandcsi, i Murkt, i Samoani ccc.) la omosessualità non esiste quasi. So be– ne che Oemma sostiene che questa ra– rità è a sua volta un prodotto della • repressione dell'omosessualità• che esisterebbe laggiù, ma, preliminarmen– te, dovrei fargli notare che si tratta di popolazioni matrilineari ove la don– na non è minimamente disprezzata nè degradat:1 (sicchè la sua pretesa di far derivare Ja presunta • rimozione del– l'omosessualità naturale• dalla strut– tura sociale patriarcale, risulta molto scossa), e, in secondo luogo, dovrei fargli notare che tale repressione esi– ste assai più nella sua fantasia che nella realtà. La maggior parte degli antropologhi descrivono l'atteggia– mento verso l'omosessualità, tra quel– le popolazioni, come un atteggiamen– to più di stupore o di bonaria indul– genza che non di esecrazione. E se de– gli antropologi Demma non si fidasse, posso dire che ho visto con i miei oc• chi un documentario su Tahiti ove al– alcuni omosessuali indigeni (vestiti da donna, con fiori, collane e civetterie femminili) venivano ripresi mentre parlavano scherzosamente e cordial– mente con alcune ragazze .:: ragazzi <lel JX'!'.lf). E alia J~manda dt:I!m1c-rv1 statore • Secondo \'Oi se un uomo \ a con un ~ltm m:is,:l?i,.;. fa male o la lx. ne?•, le tre ragazze rispondevano ri– spettivamente • Fa bene, se gli piace•. « l;a male, se l'uomo è il mie-" e • Fa b{'ne, se lo fa senza violenta •. Mentre, dunque, la maggioram.a schiacciante dei dati zoologici smen– tisce le tesi di Demma, nnchc l'antro– pologia non mi fembra dav\'ero con– fermarle. Ma Demma, probabilmente, ritiene ché la « prov.i -.. determinante di tali tesi sia da cercare nell'atteggia– mento gallistico ed esibizionistico che molti nostri maschi meridionali assu– mono verso la propria sessualità, in contrasto con quello rigidamente re– pressivo e negativo assunto verso la sessualità femminile. Da qui, an11, e– gli dice di aver tratto ispirazione per la sua teoria della • femminofobia •· Egli infatti in uno scritto su Volontà (• Inchiesta sull'onore•) dice di aver superato il suo iniziale consenso per le teorie mie e di Reich quando si ac– corse che • la fonte più grave• dei malanni della nostra, come di ogni s~ cietà autoritaria, non era la • generi– ca sessuofobia • che Reich cd io de– nunciavamo, ma specificamente • Ja proibizione dell'istinto femminile: un terrore della femminilità che si muo– ve ad un livello diverso e pili profon– do dello schifo per il sesso •· « Orientato su questo nuovo criterio lii

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