Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966
di una patria ristretta che differenzia le comunità nazionali sulla base della ric– chezza e della potenza. E' un concetto meschino che ci viene da una categoria di persone per se stesse rispettabili ma che sembrano avere accolto il compito di guida dei popo– li come per una specializzazione di governo. Oggi il mondo politico si è andato man mano differenziando da tutte le altre categorie di cittadini, entro i confini di ciascuna nazione. La pratica del governare non risponde ormai a una base ideale di guida il– luminata di comprensione umana; essa è diventata una tecnica di mestiere in possesso di una ristretta categoria da valutare in funzione della sua abilità nel tenere i contatti e i rapporti con tutte le forze di partito, e di mantenere o di: creare l'equilibric per governare li mondo politico impone così la sua legge a tutta la massa di un popolo; e ha anche imparato a manovrare con quei gruppi che fanne, parte della comunità nazionale e che per forza numerica, o anche solo economica, possano aver peso nella scelta elettiva dei candidati al potere. Occorre dire che, in questa tecnica, si sono viste prove di abilità non co– mune, capaci di risolvere nei modi più impensati una crisi di adattamento nei posti da coprire e nella formazione di un ministero. E' logico che sia così, per– chè il mestiere politico rappresenta ormai anche una sistemazione economica dei prescelti che debbono documentare, in cambio, la loro capacità redditizia al prestigio del loro partito in seno alla popolazione nazionale. Se guardiamo tuttavia al complesso dei valori intellettuali e morali cii una nazione ci accorgeremo facilmente che l'uomo politico nasce dall'uomo medio. E ci domanderemo anche come mai questa minoranza nella comunità debba avere tanto potere da regolare non solo la vita di tutti i cittadini ma anche i rap– porti con le altre comunità nazionali. Per questa via, è chiaro noi ci troviamo di fronte a un potere assurdo cli politica mondiale regolatrice delle sorti di ciascuno di noi, e del concerto uni– versale degli uomini sulla terra! I grandi periodi storici hanno tutti un loro ciclo che deve compiersi fino all'ultimo gradino di una parabola da chiudere quando vengono a mancare le condizioni determinanti di origine. E avvenuto così che l'impostazione feudale dei rapporti umani di fronte alla degenerazione di una lotta secolare ormai insostenibile tra papato e impero è sfociata, per necessità di ordine nuovo, nella nascita déllc nazioni. Ma oggi anche questo ciclo, questa parabola si chiude perchè ha esaurito il suo compito. Di fronte ai disastrosi risultati materiali e morali del governo politico delJe nazioni bisogna infatti saper riconoscere la via giusta e nuova per arrivare a una meta di vita serena per tutti gli uomini. Certamente una trasformazione così ciclopica nella organizzazione umana non può avvenire coi moti di rivol:a o con le tavole di una legge: essa deve es– sere preparata gradualmente con lo studio e con l'educazione dell'uomo. Bì- 97
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