Volontà - anno XIX- n.2 - febbraio 1966

la si vorrebbe .sconsacrata? Sacro è ciò di fronte a cui la ragione ammira, ammutolisce e s'inchina. La ragione che sconsacra e condanna ia vita condanna pure se stessa. In ogni suicidio marcato da una scissura fra vita e ragione, ci sono sempre due vittime e di queste, o la vita o la ragione, una è sempre in– nocenLe. Perchè sacrario di valori, non solo si reca offesa alla vita q1,.mndola si di– strugge, ma pure ogni qualvolta la si pone in condizioni tali che i valori che alberga ne risultano schiacciati o disintegrati sicchè essa stessa è ridotta a vano recipiente. L'affamamcnto ed ogni forma di tortura, le scosse che risvegliano la paura, i crolli su cui stagna poi la disperazione, ed ogni umiliazione dell'af– fetto e dell'intelletto causata là dove s'ingangliano colla carne, son tante istanze di vita sconsacrata, altrettanti delitti perpetrati contro l'umana persona. Nè di– versi son quegli affronti subdoli e sapienti consumati in base a certe inclina– zioni e reazioni prevedibili, facendo leva su quanto di meccanico e di condizio– nato una certa scienza va scoprendo nella psiche e via via suggerendo come controllare e sfruttare. E' triste, ma pur doveroso, riconoscere che i valori spirituali non sfuggono a o_uella legge che determina il valore economico delle cose materiali secondo rapporti d'offerta e di domanda, di scarsità o d'abbondanza. Così è che coll'e• srilosione demografica, caratteristica del secolo nostro, le menti poco riflessive fanno fatica a scorgere un valore singolare in un fenomeno come la Yita uma– n:i, così facilmente sostituibile e già, per alcuni versi, sproporzionato ed ecces– sivo. D'altra parte, in un mondo in cui la natura continua a perdere terreno e quanto non è fabbricato dall'uomo ne reca o ne recherà presto l'impronta, ar– dua opera è il ravvis:: i.re in lui la meraviglia del creato e far sì che vi ravvisi un motivo d'umiltà, di dignità e di gloria. Contrapporre l'uomo alla natura è oggi un anacronismo. A lui ostile o in– differente, è pure la natura che ne forgiò il carattere. Oggi non è più la sua maggiore nemica, ma pii1 tetramente ostile all'uomo è un ambiente di umana fattura, nuOYO, meccanico, scientifico, antivitale, per cui contano solo gli ap• parati cd i vasti complessi, e l'individuo più non conta o, se conta, non è già p~r sè, nella totalità della <;uapersona, ma per qualche sua parte di valore nu– merico e impersonale, capacità tecnica 0 produttiva, voto possibile o capo tas– S3bile, consumatore sfruttabile o parassitario, soldato assassinabile ed assassino. Una nuova umanità, non più umana nel senso tradizionale ed umanistico della parola, un'umanità corporata, non piì.1 d'individui, ma di corporazioni e d'aggregati, .c:;i va ora formando, per la quale non esi5tono altri vaJori che quelli che impongono il calcolo o il caso, la for,:a o la venalità. Benchè non esplici– tamente di carattere biologico, è una vera e propria crisi di evoluzione alla quale stiamo assistendo. Chi ancora si sente uomo, e non incontro accidentale di for– ze, non prodotto stanclarclizzato, non ruota in una macchina e mattone in un edificio, non può non essere per la difesa dell'integrità dell'umana persona e per una concezione di valori non determinata da pressioni ed accidenti, e pel carattere sacro della vita che in tali valori si completa e si distingue. 77

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