Volontà - anno XIX- n.1 - gennaio 1966
Al pari della Rensi, il Rignano, nel suo «saggio» e sempre sull'asgomento, cita pure il Lrnpardi, il quale con le paro– le di Pl,rfìrio a Plotino dichiara: « es– sere il dolore anomalia più grave del– la morie 1>rocurata per fug!,rfrlo». «Tu dubiti se cl sia lecito di morire senza necessità! lo ti domando «se ci è lecito <li essere inJcìicl» ... ». E, per bocca del povero Islandese, il Leopardi domanda alla natura: «A chi piace e a chi giova questa vita infeli– cissima dell'universo conservata con danno e con morie di tutte le cose che lo compongono?». Contro la morale esaltatrice del dolo– re si pone, pure Anatole France il qua– le fin dall'inizio della sua caniera let– terari<.,, sostenne sempre che la «gl<r rificazione del dolore è una mostruosi– tà»: questo è il tema essenziale della sua « Thai's "'· N~I co\·-.o di un discor!-o proJ1111nz1ato nel novembre del 1899, A. France pro– clamava forte: «Voi sentite talvolla ctei moralisti dirvi che m.ln bisogna conce– dere niente ai piaceri della vila .... qu.1- le impostura! Non ascoltateli! Non a– scoltiamo i preti che insegnano che le sofrercn"LC, le privazioiù, il dolore, sono dei beni desiderabili ... E' la gioia che è- buona! Si potrebbe dissertare a lungo su questo delicato tema, ma vogliamo ri– cordare che esiste una filosofia del do– lore - il dolorismo - tanto che, sot– to questo titolo, verso il 1946, usciva u– n:1 rivista francese. Esistono coloro che lo condannano ma esistono pure coloro che lo esait;)– no - filosofi, poeti, artisti - e lo con– sidcrnno quale ispiratore di opere su– blimi. Vi sono poi coloro che sostengono 48 che il dolore stia alla base di ogni evo– luzione e di ogni progresso, e non si accorgono che, se la loro tesi fosse ve– ra e dimostrata, gli uomini dovrebbero «logicamente» col:ivare il «dolore», le ,;offer~nzc esistenti, fare in modo di au– ment&rne la «somma» e la quantità. ln r('altà, succede il contrario. L'osserva– zicnc l'evid~nza di tutti i giorni dimo– stra, e prova, che ogni azione, ogni o– pera ed ogni sforzo dei viventi ha per iscopo - diretto o indirclto - la di– fesa dal dolore e dalla sofferenza sotto tutti i loro aspclti, formi..: e rapporti. Dici:: l'ammirabile 'W. Godwin: «Ri– sulta infatti chiaro e comprensibile al disopra cli ogni e qualsiasi interpreta– zione arbitraria, che il piacere è grade– vole cd il dolore penoso; che il primo è desiderabile e che il secondo è da evitare». A parti'.! però quei filosofi, quei poeti e quei moralisti che del «dolore» fanno il più delle volte uno. speculazione (cste• tica?) inlellettuale e, spesse volte, an• che una speculazione politica-sociale, e• si-;tuno veramente delle «nature uma– ne» (chiaminmole così) psichicamente dolorose che covano uno stato di «sof– ferenza» psichica innata, e di cui im– pregnano sovente le loro opere. Una di queste nature era «forse» il Leopardi, denominato il poeta del dolore. Dico «forse» perchè se ben ricordo, il Leo– pardi non scrisse soltanto «La Gine– stra» ma scrisse pure versi meno tdsti. E' certo però che un esempio tipico cli «sofferenza innata» l'abbiamo nella gigantesca figura di Michelangelo. Scri– ve - R. Rolland nella prefazione del suo libro «Michcl-Ange: ...La sofferenza è in– finila; prende tulte le fom1c; talvolta è causata dalla cicca tirannia delle cose ... talvolta essa ha il suo focolare nell'Es-
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