Volontà - anno XIX- n.1 - gennaio 1966
ceva dentro la sala, dove si dibattevano i temi ufficiali, da darsi in pasto alla pla1ea; che venne qui a casa nostra veramente furibondo. In uno stato che lo rendeva irriconoscibile, tanto pili che in casa mia c'era proprio un ex compagno (senza farne il nome, perchè l'episodio è significativo per il contenuto e non rer le persone), il quale aveva partecipato a tutta quella azione di corridoio, focc:ndosene ,rnche in qu::tlche caso promotore. Gervasio, avendolo trovato qui, gli si scagliò contro con una violenza che io non ricordavo, non solo per l'argo. mentazione. ma per il linguaggio; un Gervasio che, tulio sommato, finisce per offendere una persona, era una figura inedita; ma se noi teniamo conto di quan– to si diceva prima "ra il Gervasio che sì difendeva che si sentiva tradito come operaio non come dirigente sòc!acale. Come sindacalista invece avrebbe avuto tutto l'interesse probabilmente a meltcrsi a fa1·e il gioco di corridoio per rica– varne non tanto benefici individt1ali (che lui non si è mai posto come obiettivo) ma Forse dei vantaggi come corrente politica; l'inSt.!rirsi in certi giochi è sempre comodo, vediamo che '.:iiverifica tutti i giorni. Gervasio no. Gerva'.:iiO li capiva tali giochi, ne capiva porlo.la e wnseguenzc cd i.· per questo che si scagliava contea quella genie. Gli aimrchici duanno .::he h .;;ua presenza run ha evitalo niente al movimento sir.dacale; il che è v,:;:ro,p~·-rò non saopiamo bene fino a che punto non ha evitato niente; forse qualcosa, pie• cola nella misura in cui quasi solo, abbandonato dai compagni, ha potuto fare, qualcosa ha fotto. fn qu~li'occasionc fu in grado di protcslare anche al con– gn::sso, dove si rifiutò di firnnre le famose conclusioni concordate nei corridoi: proprio perchè andò a denunciare le manovre che avvenivano alle spalle della gente, la quale no:i ne trac-va nessun vaniaggio. Quindi Gervasio ha pagato molto duramente, soprattutto con i compagni; questa è la cosa più importante da mctlersi in evidenza, la sua coerenza, che t! una lezione, non un aneddoto. Ve Tu hai detto che è l'imasto sempre un operaio; vorrei precisare che non è rimasto solo un operaio nel senso di chi v,•la lavornre in officina e lavora veramente (naturalmente faceva un lavoro qualificato, era un attrezzista; ma è rimasto un operaio sempre; gli piaceva sempre lavorare con le mani. Quando ha lasciato Milano, lì è stato il suo tracollo, per ~ver dovuto lasciare il lavoro; ma subito a Torino aveva messo su una piccola falegnameria in cantina; e quando poteva andava all'Asilo Svizzero di Rimini, a lavorare. E' st"to un artigiano anche nella fabbrica, è rimasto sempre uno che voleva lavorare davvero e vedere direttamente, immediatamente il prodotto del suo la– voro. Con questo non voglio fare l'apologi:;:idell'artigiano, voglio solo mettere in evidenza un aspct lo di Gervasio. Un'altra caratteristica di cui non abbiamo parlato è il fatto che i bambini slav;:mo molto vol~ntieri insieme ~ lui e gli volevano bene. Quando i bambini stanno volentieri con una persona, vuol dire che è sostanzialmente buona. 44
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