Volontà - anno XIX- n.1 - gennaio 1966

LM Di Gervasio mi è rimasta impressa una cosa, la sua continua fedeltà co– me del resto diceva V. G. alJa sua visione del mondo, alla sua filosofia; continuava a vivere pensando a modo suo, cviclenlcmcnte; ma in un modo non arrabbiato come capita a molti anarchici, sempre contro tutti, sempre inviper!– ti. Gervasio aveva la caratteristica di essere particolarmente sereno e calmo; cionostantc riusciva a fare la sua vita come se l'era scelta. In più mi piaceva la sua facilità di comunicar·e con gli altri in un modo cal– mo e sereno; mai ho notato quando disccrreva con dei giovani, qu~ll'antagoni– ~mo che divide gli anziani dai giovani. Quando si parlava con Gerv~sio, in un certo modo uno se ne andav;:i, sempre incoraggiato; questo mi pare impor– tante. Della sua posizione nel movimento anarchico per la verità ne so poco, per– chè non mi sono mai inleressata mollo di queste cose. Mi sono però rimaste imprese le critiche feroci che facevano i compagni al suo indirizzo; per con– tro non mi è mai capitato di sentire Gervasio fare altrettanto con gli altri. In– fine egli spesso usava la sua esperienza sindacale, quando era il caso, per aiuta– re qualcuno a sbrogliarsi nelle sue faccende private. As Ecco, voi .:i.velemesso in ri~alto una delle su~ qualità. la capacità di capire ~li altri, che lo dJst ingueva veramente, una capacità che sapeva trasferire su tutti i piani della sua attività, che era veramente multiforme. Era un uomo abilissimo per il lavoro manuale, un uomo umano; infatti noi si :i.mo qui a ricordarlo pmprio pcrchè i rapporti che abbiamo avuti con lui non sono finiti ncppt1re adesso. Ci sono degli insegnamenti che ci ha lasciato, e uno di questi è la comprensione per gli altri. Ma io vorrei invece porre l'accento su una cosa che secondo me è ancora più impanante; tenendo conto della condi– zione in cui Gen,asio è morto; cioè ostracizzato, osteggiato dai compagni, in fondo abbastanza disprezzato. Disprezzato per la sua attività sindacale che a lo– ro dire comprome1tcva il movimento anarchko; e non hanno mai pensato che in realtà la posizione <li Gervasio era un~, grossa lezione che dimostrava una coerenza difficile da raggiungere. Gervasio ha fallo il dirigente sindacale al li– vello più alto nell'organismo cui apparteneva ma non ha mai smesso di fare l'operaio. Questa è una delle cose che nessuno di noi valut:l abbastanza, ma in realtà è enormemente importante. in quanto mostra come l'unico modo di ri– manere fedeli alla propri;:i visione politica, sindacale, umana, è di non dimenti– cc1rc la base da cui si è partiti. E' la base che gli ha continuamente fornito il pilt grosso capitale, per usare questa brutta parola; cioè i mezzi per alimentare gli ideali, per dargli la forza e la ragione della lotta che ha condotto per una vita intera. A questo proposito voglio mettere in evidenza un episodio avvenuto duran– te uno degli ultimi congressi della FIOM o della CGIL, non ricordo bene, che si è tenuto a Milano e al quale Gervasio ha panecipato. li suo senso di onestà fcndamenlale era talmente urtato dalle manovre che si svolgevano nei corridoi; dalla differenza che c'era fra ciò che si diceva e si faceva fuori e ciò che si di- 43

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