Volontà - anno XIX- n.1 - gennaio 1966
li, per tale ragione, desideravano limi– tare i poteri del governo al minimo. Lo Stato costituzionale si ridusse, in definitiva alla divisione tra potere ese– cutivo e potere legislativo; però, nem– meno così si riuscì ad eliminare l'a– bitudine ciel giogo della tutela, al qua– le venne data una nuova maschera con lo scopo di coprire la sua nudità. Fu precisamente nell'epoca della democra– zia formale che il centralismo politico ebbe una grande e cospicua fioritura, convertendosi, a causa del nuovo spi– rito nazionalista, nel precursore dello Stato totalitario. E se ciò potè succede– re si dovette, più che ad altra causa, al fatto che le tendenze totalitarie en– trarono nell'agone politico in nome della democrazia e dell'unità nazionale cd agitando la lustra della liberazione dei popoli; ma in realtà, queste dottri– ne condussero soltanto ad una maggior disgregazione della umanità in gruppi antagonistici, rendendo più profonde le divergenze fra i popoli e rincrudendo gli odi razziali, le dispute d'ordine e– conomico e di mercato, e ciò lanciava i popoli, con troppa frequenza, a dfri– mere le loro questioni e rivalità con la guerra. Ogni dispotismo è odiato quando vie– ne riconosciuto come tale; ma ingan– nerà sempre moltiLudini di genti se co. loro che lo personificano, riescono a contrabbandarlo con un pizzico di de– mocrazia e circondarlo col l'aureola della libertà. L'argomento dei giacobini della Repubblica una e indivisa, causò, sul terreno politico, le stesse disgrazie causate dal capitalismo statale, ma– scherato ai nostri giorni da socialismo. li fatto che l'umanità non abbia potu– to ricuperare uno stato naturale di e– quilibrio durante i tre ultimi secoli, e si sia vista scossa continuamente da sommovimenti rivoluzionari e controri– voluzionari prova il falso di questa u– nità con la quale si pretende accordare tutte espressioni vitali dei popoli con un solo indirizzo. Tutto ciò che s'è ot– tenuto con questo funesto impegno è il differimento dcll'evoll1zione della so. cietà verso vere mete di libertà e di equilibrio sociale. E' appunto questa la causa dei detti sommovimenti, i quali sopravvengono ogni volta che i processi naturali di sviluppo sociale abbiano raggiunto uno stato di soffo– camento tale che debbono crearsi una atmosfera di maggiore libertà median– te la forza. Ma nemmeno Ja rivoluzione può crea– re nulla di nuovo da sola. Realizza sol– tanto, in un grado più o meno com– pleto, ciò che nella coscienza umana abbia assunto una forma di detenni– nata convinzione, assegnando alla riva– luzionc la sua meta ed il suo orienta– mento. Ciò perchè la rivoluzione non è altro che una certa espressione del processo sociale, e si converte in fatto solamente quando la resistenza delle vecchie autorità ad ogni innovazione si fa insopportabile. Per quanto una ri– voluzione trionfante possa dare impul• so al progresso sociale sarà sempre u– na dolorosa necessità per il numero delle vittime che costa. Cosl compren– deva il problema anche Bakunin, il quale fu designato, da coloro che i– gnoravano il suo pensiero, come un « rivoluzionario per amore della rivo– luzione ». « Le rivotu~ioni sanguinose - scrive– va Bakwii11 - sono in alcw1i casj ne– cessarie a causa dello spirito ottuso degli uomini; sono però sempre dolo- 27
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