Volontà - anno XIX- n.1 - gennaio 1966

mente o sallum;amentc ma giammai in modo definitivo: resta sempre una lacu– na estrema. E,-.i problemi avan✓.ano frammenti lieviti, n:H,condono cveati occa– sionali per l'impostazione cli altri problemi: cosi l'aspirazione alla libertà di reli– gione è, dopo la villoria contro i papisli, integrala dall'aspirazione alla libertà poli1ica, la quale si converte nella storia contemporanea nella rivendicazione della libertà economica. La storia è la sloria delle sue riforme: il bisogno della Libertà poli1ica urgeva nella pace l'eligiosa l'esigenza della libertà dal bisogno urge nella libertà poli1ica e a presto la gara delle intelligenze. Se non ci può essere la fine delle lotte, che è la gora dello spirito e la negazione della vita, non dobbiamo pe– rò l0t1~1rc per il pane quotidiano, non vogliamo questa lotta, ché del pane la na– tura cc ne può dare fin troppo. La lolla economica è degli animali quella dì veri uomini dovrà essere la lotta delle competenze, la guerra morale per l'affermazio– ne della graduatoria sociale, da fare in base a titoli di rendimento e non di ren– dita. essun programma è conclusivo, la riforma è permamcntc in un reale che bisogna razionalinare ad inrtnllum. on si può giustificare un governo di ordi– nari3 amministrazione, che sarebbe l'idea di governo, e quindi errore e male. La coscienza civile del secolo si ribella a tutti gli sfruttamenti, a questa quo– tidiana manutenzione di soprusi sociali. TI lavoratore acquista giorno per giorno il senso di se stesso, la coscienza del suo valore sociale e proclama i diritti del suo lavoro, che non è più merce sul mercato della mano d'opera, ma estrinsecazione di una energia che la scienza chiama forza e la filosofia nobilita come spirito. Se le leggi sono contingenti, e lo ~ono, deve finire come delitto la cliserdone milita– re e sia invece delillo la disc,~✓-ionc dal lavoro e dalle lotte ciel lavoro, che la bandiera non segua più il commercio, ma il lavoro che esprime qui in terra l'u– nica e vera creazione. Come una vol1a l'aristocrazia si misurava con la terra pos– seduta, poi col capitale, così si dovrà avere la vera aristocrazia, quell2. fondata sul lavoro della mente e sul sudore della fronte, l'aristocrazia degli ordini ope– ranti. La libcnà, qualunque ne sia il grado. è assicurata, l'anarchismo non la mette in causa e procede alla rcaliZJ.azione del suo mondo di giu~tizia, :a quale - dice– va Aris101elc - è più luminosa di Vespero e piì.t bella di Lucifero; e senza, si do– mandava Agostino, quod sunt rch'll<l nisl magna latroclnia? che co~a sono i regni se non grandi latroncrie? quella giustizia che a Hegel appariva l'universale per– manente. Dio si riforma sempre nella coscienza umana: spesso è soltanlo bene, a vol– te è anche male; o nel mondo, o attorno, o nei cieli; lì soltanto dio. qui uomo e elio; feticcio o puro spirito.La giu-,ti✓.ia invece è sempre la stessa è un perenne sentimento idcn1ico negli schiavi di Roma nei servi della gleba in me negli altri, in tutti gli uomini non inermi. Dio è ciò che si fa continuamente nella coscienza umana, il sentimento del giusto, al contrario, si fa quello che è: un'esigenza sen– tita e senza cominciamento, un principio atluato e senza fine. La giustizia è più che lo stesso dio. LEONARDO EDOLJ

RkJQdWJsaXNoZXIy