Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965
Quando l'individuo sente una parti– col:lre attrazione verso il «grande mi– sler dell'Un!vcrso» (il quale, nccessa– riamen1c, non implica l'esistenza di un «creatore,,); che ha una sensibilità «n..1minosa - diremo con un termine coniato dal filosofo Rodolfo Otto - è certo eh(.: non opprime e non obbliga nessutùdtra coscienza. Simili religio– sità di solito rimangono entro i con– fini dì uno stato d'animo, anche se ven– gono divulgate attraverso una lettera– tura filosofìca; comunque non creano nè gerarchie nè templi, in quanto non po%cno venir afferrate dalla psi– che delle mohitudini, oppure tradotte in uno sforzo di costume ieratico, di scçn::trio liturgico. Piuuoslo, una questione più pratica e socialmente più interessante, sareb– bç c. 1ella di sapere se !'ossequio verso la religione da parte di diversi scien– ziati. o di uomini di cultura in gene– re, sia veramente sincero. E certo non con la maleducata intenzione di inda– gare gesuiticamente nel campo dei sentimenti ahrui; ma per il fallo che la società, nelle sue attuali strutture e nelle sue relazioni «condizionate», impone una maschera ai sentimenti degli individui; condizione alla quale, per inerzia ereditaria, spesso sotto– stanno anche presonalità abbastanza libci·e ne! IQro pensiero e nei loro at– ti. Si tratta di un'imposizione tacita, sempre «muta» nel s-.10 impulso mac– chinale: ogni individuo può anche es– serne più o meno consapevole, ma ben difficilmente lo confessa. Qui naturalmente la scienza, in quanto tale, non ne ha nessuna colpa; ma, d'altra parte, non sarebbe un giu– dizio del tulio esatto definire «comme– diante» ogni scienziato che si avvicina alla religione. Questa poi fìniscc con l'essere più che contenta anche del so– lo ossequio, oppure della «conversio– ne» all'approssimarsi della morte; poi– chè diversi secoli di esperienza hanno dimostrato l'immensa efficacia di certi alti che in appan.:nz;:1 sembrerebbero dc! tutto fQrm.ili. Vi è un ramo della scienza il quale, q.1ando non guarda in faccia a nessu– no, più o meno dà fastidio a tutti, per– sino 3gli individui più spregiudicati: è la psicologia. Questa spesso è vitto· riosa «ad hominem», cioè impugnando le ste~se tesi dell'avversario, in quan– to è proprio il suo scopo quello di to– gliere le «maschere» dai volti. Tutto questo, però, e in un certo senso, non interessa direttamente la questione circa l'esistenza o meno di un vero problema tra scienza e reli– gione. Ma diciamo subito che si può benissimo es.sere del parere, abbastan– za giustificato, che in fondo nQn è mai esistito 1 ..1nsimile problema. La scienza non è sorta con lo scopo precipuo di combattere la religione; essa segue semplicemente la sua via. E' vero che uno scontro teorico si presentava ine– vitabile, ma è altrettanto vero che fu l.l violent~ reazione della chiesa che fece sorgere il «problema», e sappia– mo bene quale è stata la natura di tale problema. Oggigiorno, però, è ne– cessuio distinguere chiaramente, poi– chè la natura dc! problema non è pili quella del secolo XVII, in quan10 oggi si tenta di rafforzare l'idea che la scienza è un ramo «divino» scaturito d:tlla stessa ed immanente «religiosità» del pensiero. In certo qual modo, an- . che per la 1·eligione, orrnai, non esiste più un problema antitetico tra essa e il pensiero scientifico. Q·.1es10, per il teologo, è sempre opera di Dio: reli– gione e scienza non sarebbero altro 645
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