Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965
'>Cntimcntale dell'essere umano, e non nel fa110, :td esempio, che il sistema copernicano abbia contraddc110 le sa• ere -.cri1ure, oppure nel fa110 che il paradiso non esiste per niente nelle -,rcrc pbnetarie. Per diversi, queste po:-.sono presentarsi come prove deci– sive; nei fatti sociali sono invece lon– tane dall'essere tali. E non perchè sia– no del tutto prive di rorza persuasiva, ma per il ratto che una prova scmpli– ccmcn1c scientifica non può sradicare in quat1ro e qua1tr'o110 una millena– ria stratificazione psichica. D'altronde il vero ateo rinforza la sua convinzio. ne pili sulle incongruenze della Moria e della mentalità degli individui. an– zichè sulle scoperte scientifiche in ge– nere; anche se queste, per incidenza, possono sempre dare uiuti notevoli. I! non crcclenle è tale pili per intuizione che per inscgnamenlo del t·Jtto este– riore; e si può benissimo provare che vi furono atei, o perlomeno scet1ici, anche nelle epoche in cui la scienza e– ra ancora in fasce. Ma questo, in un altro senso, ci conduce pure ad affer– mare che J)f)tranno esservi credenti anche in un progresso scientir1co al• quanto superiore a quello attuale. La rclil!ione - o per meglio dire l'istitu– zione umana che la dirige - sosterrà nat11r:1lmente che cotesta è una pro– va irrcr-r.ttabile della vitalità reli~iosa; (· in certo qu.-1 modo polrebbe esserlo, finchè in-,istono nel farci os!-ervarc la suJ>erficlc delle cose e quella dell'ani– mo umano. 1 giudizi potrebbero inve– ce mutare, osservando con altri melo. di e ind:1gando piì.1profondamente. A que,to punto, però, è necessario trai• tare - e in fondo anche direndere - urrn particobre libertà del tutto in– rlividualc. 644 E' naturale che non si deve impor– re l'ateismo con la forLa. Si cadrebbe, sostanzialmente, nella stessa violenza cC'mmessa ct,1ll'inquisizionc religiosa. Abbiamo ripetulo piì.1di una volta che l'intelligenza vuole c~sere convinta, non obbligata. Diremo dr.111qucche lo individuo è sempre libero di pensare che l'universo abbia un fine o un suo pcrchè. Se questo, individualmente, lo rasserena e lo conforta, o comunque gli rende meno angoscioso il pensiero dell'esister~ solo per pochi attimi - relativamente all'infinità del tempo passato e futuro - questo, quando non intenda av::i.llare alcuna istituzio,. ne di dominio, si può dire che non è '.m'espressionc cli particolare s1upidità e nemmeno una brinale pusillanimità di pensic,o o di sentimento; poichè tutto questo riguarda la sua sola per– sonalità e il suo unico destinb (•ognu– no muore solo•, si è scritto in qualche parte). L'individuo •decide• o •SCe– f!lie• - diremo due termini cari alla filosofia dell'esistenzialismo - di fron– te agli enigmi eterni della vita, cd è pili o meno conscio della sua ango– scio!'-a «solitudine» nel senso dell'im– mensità cosmica. Cornc tale, si sente sempre spiritualmente libero nella sr.1a scelta, anche se tale libertà può ren– derlo pili inquieto che sereno. 11 cre– dente, chiamiamolo così, collertivo, non sceglie e non decide mai: egli tro. va già pronla una millenaria struttura religiosa, non deve essere nè preoccu– rmto nè angoscia10 di fronte ai miste– ri della vita: tutto è già spiegato, 1ut• to è già ordinato ... Vi è solo d,:1rima– r,cre in pace e obbedire: «Pax et oboe– dientia» è un motto clas~ico del cri– stianesimo, o per meglio dire del cat• tolicesimo.
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