Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965
rigcnli di ~oci.:13, c'è sJ")C8S0,abbiamo visto, la ~1cs~a mancanza cli organizza– .1ionc di ba~e. manca un'idea e un r.i– 'ilcma comune, mancano i mezzi, man– cano gli elemcnli disposti a dare del tempo. Il patl!rnalismo, quasi la bec· ficicn1.a, è un si\L:ma di 100 anni fa; orgi l'operaio è: o de\'C essere cosciente dei suoi diritti, <lc\'e lavorare in coo– pcrati,a cd org:mi1.1.an. i, non aspellare la manna dal ciclo o dai • padroni •· PROPOSTE Il probl.:ma di base rcsl:l insolubile: finchè l'llalia sarà in una determina– ta situationc economico-sociale ci sa– ranno emigrali impreparati che an– dranno all'c~tcro e che incontreranno, tra le altre, difticoltà S(.Ok1s1ico-cultura– li-profcssionali, Qui il discorso sarebbe lungo e com– plicato; parliamo piuttosto dei pallia– tivi che i vari enti possono mcllc1·e in opera. L\mifica,ionc degli sforzi ci sembra il primo 01Jic11ivo; bao;ta con la fred– dc7.za e la concorrenza tra le società. ~iunioni periodiche dei r=:sponsabili clcllc \'arie società, comitati coordin~– lnri sarebbero auspicabili in futuro. Per il metodo d'inc:cgnamento poi, oggi la pedagogia per aduhi ha cam– biato foccia: l'U ESCO e altri organi– smi affrontano con metodi scientifici e nuovi~~imi i grandi problemi di al– fobetizzazionc e di insegnamento pro– fessionale in Africa e in Asia. Con !'in• scgnamcnto programmalo, con i meto– di audio-vbuali i,i può ottenere ciò che "'embrava un miracolo fino a 10 anni fa. E Ginevra Ì! un centro internazio– nale per l'ccluca1.lonc, all'avangu::irclia della p:-icologia cliclatlica. 11 suo Istitu– to cli Scienze dcll'Educa;,ione gode cli una fama mondir\le. Centinaia cli {ZÌOvanicli paesi sollo- 642 sviluppati vengono in istituti appo~iti di Ginevra dove in sei mc~i o meno imparano la lingua con i metodi au– dio-visu:1li e con tutti gli aiuti della psicologia moderna. Se noi italiani abbiamo coraggio cli riconoscere che, nonostante Dante e Petrarca, ci sono a Ginevra e nell'Euro– pa intera masse di connaLionali senn formazione linguistica e professionale, perchè non affrontare chiaramente e modernamente il oroblema in slile '65? Certo, questo può sembrare un sogno ad occhi aperti; noi italiani siamo Ira• clizionalisli, amiamo il nostro • rosa– rosae •, il macs1ro in ca11edra e l'eso– terismo della cultura, e ~oprattutto sia– mo poveri; ma se questi metodi 'mo– derni di risolvere i problemi dell'inse– gnamento pr .:nclono piede nel Congo e in Etiopia non vediamo prrchè non do• vrebbe usarli una nazione di antica CÌ· viltà come la nostra ma con alcune re– gioni molto arretrate rispetto agli al– tri paesi europei. E infine, sen1.a aspcllarc passiva– mente o con rassegnazione aiuti dal cielo, ci sembra che i più direlli inte– ressati, gli emi{!rati !:>ICS!:>i, <lO\ rebbcro fare il primo sforzo, sia in campo ester– no, cioè 01ganizzarsi, chiedere corsi ecc., sia soprattutto in campo interno: maggior senso di responsabilità, ~pi– rito cooperativo, coscienza delle neceo;. sità e dei diritti. Ma occorrono 20 anni per formare Lm uomo e 40 non bastano poi per to– gliere i difetti o comunque i caralleri acquisii i. Più che colpevoli cs~i stc!'>~idella lo– ro iner,da possiamo considcr.ire gli e– migrati come fru~to di colpe o cli iner– zia al!rui, forse come frupo degli ul– timi 500 anni della noslra Moria. UMBERTO TOSI
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy