Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965
il lavuru, devuno prepararsi la cena e possono uscire solo ve,·so le ore 21, ~Lmchi della giornata. I rnrsi professionali ~erali di ogni tipo abbondano a Ginevra (Cours. in– duslricls du soir, Cours Commcrciaux ecc.), ma sono dati i'l francese e, per questo e per altre difficoltà, pochissi– mi sono i connazionali che li frequcn– t~mo; il 90% degli stagionali, a parte l'ignoranza della lingua, non ha le basi necessarie per frequentare un corso professionale di quel genere. el 1963, il Centro di Cultura Popo– lare cominciò un corso di clellrot~cni– ca, ma !'insegnante si rese conto, dopo poche lezioni, che gli allievi mancavano di nozioni di aritmetica, algebra e H– ~ica clemcntar~ necessaria per un in– segnamento prolìcuo dell'clcltrotccni– ca. Non voglio però fare il pessimista di mestiere; ci sono italiani che seguono i <.:Orsiindustriali ecc., ma sono una mi- 11GrJ11Zàrascurabile e a noi, ai fini di C]ucsla analisi, interessa sopraltullo la 1!1a~sa clerogenea, non assimilata e elle forma il vero problema sociale. T connu.zionali stabili, con buone cono– :icr.:.11zc d::l ft:incese, con una buona <1u:1lilìca professionale, non fanno par– le del problema e passano inossen,;:iti ; nchc pcrchè spesso si minctizzano vo– knlieri. Qu.:i]j conclusioni sommarie possia– mo tii-arc da questi dati di fatto? L:1 prim:1, triste ma doverosa, ripc– ì•amo, è l'impreparazione dei nostri o– perai emigrali; qui purtroppo c'è poco da fort.' in camp0 locale. Solo allcnuare il problema. E qlli salta subito all'oc, chio la concorrt:nza tra i vari enti che si inten:ssano di questi corsi e di quc– tte attività nilturali. E' spesso una lot– ta meschina, un rubarsi gli allievi per p1..,lci din.:: nr,i ne abbiamo 20, voi 15, loro 12 tee. Cinque e5quimesi a Gine– vra avrebbero un cin.olo ~ sarebbero tutt'uno; 30000 italiani rnno 30000 idee, 33000 punli di vista: dieci socielà sono in guerra fredda tra loro o, nella mi- 1:_dioredelle ipotesi, la collaborazione è nulla. Per la cerimor,ia d:I 25 Aprile, 5 rnci<.::tà italiane hunno !morato insie– me cd è stato un magnifico esperimen– to. ma solo una gocci;1 nel vasto ma– re. Per i ccrsi di francese o d'altro t.e1m– t! dalle wdd~ltc soci::tà, !':1.flluso di al– lievi è minimo, diciamo il 2W, delle per– sone che ne avrebbero bisogno. Oltre a que,;;ta scarsità d'iscrizioni, i! 60% in media abbandona il corso prima cli avcrln !inito, dei restanti 40% una buona nt~(à non viene regolarmen– te e non s'impegna. 40 iscritti al corso di francese per principianti di quest'an– no del Centro di Cultura Popolare, 15 freque111an1i; 6 analfabeli iscritti, 3 frequentanti. Potremmo conlinuare per gli alti i corsi e I::!altre socie là; il pro– blema ncn c:imbia. A chi la colpa, se colpa c"è? Si può pensare da una parte al carat– tere degli italiani, all'assenza di disci– plina innala in tutti noi, alla mancama d'cduca1.ic.1r,c e quindi al non bisogno di perfcriona1 si. La cultura non boll::! in pentola in I– talia: .<.iamo abit11ari all'idea che s~rve sole ai « ~ignori », che e un lusso e uno ..;forzo inutile. Si vede solo l'obiellivo immediato: diventare muratore per guaclaf!nar cli riti o 5-'ape1· parlare la lin– "'tW per invi1are una razazza a ballare. E' difficile p:r un adulto già formato imporsi un;:i disdµlinc> mentale, esSere costante alle lezioni ccc. D.>1un'altra parte, cioè dalla parte degli clementi più responsabili, dei di- 641
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