Volontà - anno XVIII - n.11 - novembre 1965
serino che con la parola, o in qualsiasi altra maniern. Al fine di trovare una ,oluzione al p1·oblema della vita, p1-en– de in esame alcune realtà superiori e alcune forme di associazioni trascura– te fmora. La scrittura automatica, l'ir– r.tLionalismo, l'irriducibilità del lin– guaggio poetico sono per il surrealismo l.:1 voce o il linguaggio stesso dell'inco– sciente liberato dalle catene della ra– gione e della prosa. L'immagine, dive– nendo il fatto principale del surreali– ~mo, si confonde col fenomeno poetico. Secondo Ureton, il linguaggio è sta– to dato all'uomo perchè ne faccia un uso surrealista, e, nella misura in cui gli è indispensabile per farsi compren– dere, gli tocca cli compiere qualche funzione precaria. Le parole cd i grup– pi di parole che si susseguono, hanno fra loro la più stretta solidarietà. E' falso pretendere, dice Breton, che « !o ,;:pirito abbia colto i rapporti di due realtà con1rastanti, e che non sia in potere dell'uomo conciliare l'accosta– mento di due realtà così distinte». Il principio dell'associazione d'idee vi ~i oppone, o allora bisognerebbe ammet– tere un'arte elli11ica, alla quale Rever– cly non crede affatto. Breton si trovò pienamente concor– c\c con Valery nel condannare ogni ro– manzo e ogni romanziere. Posizione, che com'è facile immaginare, ha sol– lc\Pato non pochi rumori. In ogni caso, il surrealismo non s'interessa dell'arte nè clcll'opcr·.t in quanto tale, ma cerca di definire una forma poetica di esi– stenza, più che una forma estetica. E intende dare a questa forma di esisten– za un valore esemplare. Breton, Sou– pault, Crevel e Desnos cercano di sco– prire sotto il rincsso condizionale la vi– ta delle profondità dello spirito. Ma ciò che in particolare preoccupa il ,urrcalismo è da una parte il rinnova– mento del linguaggio, e dall'altra di rifor-:: l'uomo e il mondo e di cambiare la vita stessa. Ed è in questo senso che :,i può parlare di una morale sur– realista, di una umanùà di surrealista. Fra i molti doni che abbiamo la for– tuna di ereditare, scrive Breton, biso– gna riconoscere che la pili grande li– bertà di spirito ci è lasciata. E segui– ta affermando che se le profondità dello spirito nascondono str;:ine .forze capaci di aumentare quelle della su– perficie o di lottare contro di esse, bi– sogncrzbbe poterle intcrceltarc e sollo– metterle al controllo della r·agione. Nella sua opera « Légittime Défense .., afferma che nessuno può monopolizza– re la fiamma rivoluzionaria, e che il movimento non ha niente da guada– gnare a porsi sul piano politico. Che cosa resta dcll'Eluard surrealista? Egli 3\'Cva appreso da L'\utréamont che la poesia devè es~ere fatta per tutti e che il suo fine è l'assimilazione dell'ir– razionale. Breton, solo con un gruppo di disce– poli, nonostante le delusioni politiche, continua a lottare contro l'alienazione capi!alista e contro le mistificazioni religiose. Proclama che « la poesia ha tuqo pcrdulo sotlometlenclosi ad impe– rativi che non le erano propri•. e fa suo il motto cli Rimbaud: « la. poesia non ritmerà più l'azione, essa sarà a– \'anti •. Ciò che ha fatto difetto al surrealismo è stata la rivoluzione che, con i suoi sconvolgimenti fondamen– tali, avrebbe indiscutibilmente aj!'giun– to una nuO\Pa pagina, ricca e varia, al– la storia della poesia. I su1Tealisti volevano applicare uno spirito più ordinalo per liberarsi della della mediocrità e per imporre una ri– \'Oluzionc della sensibilità ma per ciò 625
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