Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965
minacciava l'instabile equilibrio della società romana. Anche gli artigiani, i piccoli commercianti, andavano in ro. vina per la continua inflazione: in que– sto modo aument.:wa ogni giorno la massa degli sbandati, dei malcontenti, che forse il panem et circenses non bastava piì.t a contenere. In fondo alla piramide sociale, con– tinu,iva ad esistere quietamente la classe forse più numerosa dell'Impero, gli schiavi. Dopo l'episodio di Sparta– co il terrore di una loro rivoila covava sempre nello spirito di quella società, che orm.:ii si reggeva su di essi, ma nessun elemento giustificava più tale apprensione. Così, ;:i Roma, all'arrivo dei primi A– postoli di Cristo, il superamento del– la crisi di Mario, Silla e Cesure era ormai fallito. A Roma l'Impero si reg– geva su basi estremamente deboli. La società ebraica rifiutò il Cristia– nesimo, come rifiutò tutte le altre set• te che pullulavano nel medio oriente. Tale rifiuto proveniva dall'aspetto sov– versivo della nuova doti rin a, che per prima parlava di eguaglianw, nell'an– tichilà mediterranea: un motivo di più, per le gerarchie politico-religiose pale– stinesi, di opporsi alla nuova religione. In Grecia, questa incontrò un sostra– to culturale talmente profondo ed in• tcnso, che la stessa cultura cristiana, ancon:1 embrionale e informe, ne restò indubbiamente influenzala: ad esem– pio, è in Grecia certamente che si for– mò quel senso cli affetto paterno e qua– si di rispetto dei Cristiani verso i loro schiavi, pcrchè questo modo di fare e– ra proprio dei Greci. Giungendo a Roma, i Cristiani in un primo tempo non trovarono ostilità: i Romani, abituati dal lorQ paternalismo ~1tollerare tutti i culti (perchè tutti 588 gli dei facevano comodo al loro do~ minio), non si occuparono del nuovo dio dei Cristiani. Ma non appena la metafisica cristiana si sposò con il mal– contento popolare, cominciarono i SQ· spetti e le persecuzioni: fu così che già al tempo di Nerone il potere romano trovò necessario combattere il Cristia– nesimo. E' opportuno a questo punto vedere pr~sso quali classi, quali gruppi socia. li, quali ambienti venisse accolla la predicazione del Vangelo. Le prime comunità cristiane di Ro– ma si formarono tra i piccoli artigia– ni e commercianti, diffondendosi ben presto tra quella massa di disoccupati e sbandati, che vedevano nel Cristia– nesimo, cioè nella metafisica popolare orientale che il Cristianesimo diffon• deva, una via d'uscita al marasma so– ciale e morale di cui essi erano insie– me causa cd eITetto. 11 rinnQvamento morale e sociale predicato dai cristia– ni, la forza ideale della nuova religio– ne che mostrava di poter sconvolgere l'ordine - e cioè il disordine - dello Impero, e che prometteva un nuovo ordine fondatQ suffamore: cioè, in ter– mini pili moderni, il popolo vedeva nel Cristianesimo l'ordine della solidarie– tà umana con1rapposto al disordine della conoscenza per il possesso delle cose. Tali masse popolari non dispQneva• no di una vera istruzione, malgrado i grandi e senza dubbio ammirevoli sforzi compiuti dalla Repubblica e poi dall'Impero per estendere l'istruzione. Fu così che gli Apostoli e i primi disce– poli per far conoscere gli scritti cri– stiani, cominciarono a leggerli ed a spicgorli essi stessi nelle riunioni pe– riodiche: fu questo senza dubbio il pri– mo tipo di educazione in uso presso
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