Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965
trattati bene e con giustizia. E se h:mno ricevuto qualche danno che a questo sia posto rimedio o vi sia provveduto,,, La condotta di Colombo dimostra dunque, in modo inequivocabile, che egli era molto indietro sul suo tempo! Al quelle tempo appartiene anche il domenicano Bartolomé Las Casas che si mostrò sempre intrepido cd ~ppassion:Ho difrnsore dei diritti degli indigeni contro i subi compatrioti. Il Madariaga, nel tentativo di giustificare Colombo a tutti i costi, osserva che egli non poteva trattare gli indigeni come un moderno antropologo. Ma ... non vi è alcuna testimonbnza che il Las Casas avesse fatto studi speciali di antrnpologia: nè i progressi dei tempi e delle CQnoscenze an– tropologiche servono, nell'epoca attuale, ad illuminare le coscienze moralmente cicche, come quella del Revelli, il qu:ile crede di poter risolvere con una delle belle frasi che sono la sua specialità, la tragedia degli Jndios: «la civiltà (?] è un dono pericoloso. ma è pur semp1·e un dono; ed ceco che gli lndi cominciano a pagarlo ben caro» (pag. 128). on seguiremo Colombo in tutte le sue percgrinaziQni, nè nei combauimenti contro gli indigeni, i quali difendevano disperatamente la loro tena e la loro libertà, rendendo cosi possibile a Colombo ridurli in schiavitù, col pretesto della ribellione, senza suscitare gli scrupoli c\C'i sovrani, - e neppure nelle ri– volte degli Spagnoli, suoi degni compagni, insofferenti della sua dispotica au– torità. Ma non bisogna tralascicire :1lcuni episodi di significativa ferocia. L c11stwm s1 e1ano 1mp:'lclro111t1con la violenza, dopo averli dep1edat1 dt ogni cosa, di un «cacico» e di tutti i suQi parenti, una cinquantina di persone in tutto, e li tenevano pl"igionieri sulla nave. Acc:c\Cldeche ~li Spagnoli fosscm alla loro volta cii-condati rtagli indigeni, e venissero perciò ncl!a determinazione di pagare la loro salvezza con la libertà dei prigionieri. Ma quando andarono alla nave per questo scopo, gli I ndios non c'erano pili: alcuni si erano ingegnati a giungere al boccaporto per gettarsi in m;:ire, altri, preferendo 1,1morte alla pri– gionia, si ci-ano impiccati con le funi di bbrdo. li Revclli commenta placida– mente: «anche il martirologio degli lndi è una pagina della storia della civil– tà» (!] (pag. 190). Ancora: un «cacico» e dut: eminenti indigeni si erano lagnati per la puni– zione di uno dei loro: furono messi in catene cd invbti al viceré che li fece decapitare immediat,imente in mezzo alla piazza (Madariaga - pag. 290). E per qu:mto riguarda gli Sp:ignoli, avendo una volta unQ di essi, Muxica, protestalo per l'arresto (tuttavia giustificato) di un cugino, ed avendo messo insieme alcuni seguaci per ribellarsi, fu da Colombo condannato sull'istante ad essere impiccato sulla torre della fortezza. Si chiamò, naturalmente, un con– fessore: ma il condannato indugiava :et confessarsi col pretesto che la paura della morte gli faceva dimenticare i suoi peccati. TI viceré, spazientito, lo fece pre– cipitare dalla torre, senza neppure curarsi di commettere, dal suo punto di vista, un atto di empietà. Un altrn episodio, quasi comico, contribuisce a mettere in luce l'indole pre– potente, fanatica, crudele dell'ammiraglio: «il giorno prima di voltare le spalle al continente, Colòn fece giurare a tutti che Cuba era terraferma (non isola). 582
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