Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965

quattromila schiavi che varrebbC'rO certamente venti milioni, e duemila quinlali di legno venino per altrettanto. Tullo quello che occorre qui per ottenere que• sto guadagno è che le navi vengano spC'sso per portare le cose che ho menzio– nato. lo credo che la gente cli mare s::i..ràpresto ::i..ttratta perchè questi proprieta• ri di nave e questi marinai se ne tornano ricchi e desiderano venire qui ancora per portar via schiavi a quattromila cinquecento maravedì l'uno e nu1ridi spe• rando di esser ripagati dal primo denaro che potranno guadagnare con loro ... (Madarlaga pag. 352). 1 re cattolici si resero conto che Colombo era ricorso ad uno stratagemma pcrchè il suo carico cli schiavi fosse considerato preda di guerra, e, pur non essendo certamente consapevoli e rispettosi dei diritti dell'uomo nel vero senso dC"llaparola. espress(.'ro chiaramente la volontà che quelli che con– sideravano come loro •sudditi» non fossero ridotti in schiavitì.1: anzi giunsero perfino a far mettere in libertà gli schiavi venduti per ordine dell'ammiraglio, quelli sopravvissuti alle condizioni disumane del viaggio e ai mahrattamenti innitti JQro dagli uomini. Le istruzioni dei sovrani, in proposito sono chiare. Già alla seconda spedi– zione viene ordinato al viceré cli adoperarsi per la conversione degli indigeni che devono esser 1rattati «muy bien y amorosament~" sotto pena di gravi pu• niziQni. E anche quelle per l'ultimo vbggio di Colombo ( 14 marzo 1502) stabi• liscono in modo esplicito e deciso: «non condurrete schiavi di alcuna sorta delle Indie». Ho creduto necessario insistere sulla documentazione cli questo fatto, facen– do notare, tra parentesi, che mi servo come fonti esclusivamente di testi ravo– revoli a Colombo ed entusiasti della sua impresa. - perchè ritengo sia ora e tempo di por fine a quella tradiJ:ion:\le menzogna che vuol giustificare le infa. mie di Colombo auribuendole all'is1igazionc altrui. Anzi è da notare che pro– babilmente la sua ostinazione n~I 1Urpc commercio fu una delle cause che gli alienò l'animo di Isabel. Per colonizzare le nuove terre l'ammiraglio aveva tentato cli obbligare gli lndios al lavoro (a favore degli Sp~1gnoli, naturalmente): ma essi, popoli libe• 1·i, di pochi bisogni, non :-ivvczzi alla fotica, ricusarono di piegarsi a tale impo– sizione. Allora egli com::i.ndò 101·0cli pagMe tributi in oro e in cotone, ai quali però molti riuscirono a sfuggire. Perciò furono ridotti in ,;chiavitì.1, per essere venduti, o distribuiti fra i coloni, col pretesto dell'istruzione religiosa, in real• tà per un lavoro forzate tanlo disumano che portò a<l un quasi 101ale annien– tamento della popolazione. E' pur v~ro che tutti i colonizz:itori agiscono in questo modo. Ma le 3zioni infami, anche se compiute da molti, rimangono sem– pre infami. La regina invece, pur ammettendo che si dovessero costringere gli indigeni a lavorare, insi:--teva pe,chè fossero pagali e trattati bene •Come per– sone libere quali sono e non come schiavi». Anzi si vede chiaramen1e che sulla co~cienza di !sabei pesava il martirio clegli lndiQs, pcrchè, al momento del su• premo commiato dalla vita, nel 1cstamcnto, prega il re, suo signore, cd ordina alla figlia e al di lei mariLo cche non consentano che gli indigeni indiani siano danneggiati nelle loro persone e nei loro averi; ed ordina che essi ptissano esser 58l

RkJQdWJsaXNoZXIy