Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965

un'azione efficace, si rifiutano di tir~re le somme sul fatto che l'anarchismo, a differenza di quando aveva una 5ua vitalità correlativa ai movimenti sociali del periodo, si 1rova oggi anchilosalo e chiuso in se ste,;;so. E preferiscono rifugiarsi nella vita interna del gruppo, av,ersando ogni rinnovamento anche verbale, per paura che il nuovo sia revisione e negazione dell'anarchismo e della libcnà in• dividuale. L1. causa orincipale di qucsla doppia interprernzione del compito del• l'anarchismo, sta in fondo - come :i.bbiamo già detto - nella diversa intcrpret– tazion~ del contenuto dell'anarchismo stesso. Per i primi, infatti, esso consiste nell'associazione o.r:tiautorit.triri come garnnzia di libertà, come protezione degli associati dalle decisioni arbitrari!.! delle «personalità»; per i secondi consiste in– vece nella meno-associazione, giacchè per essi associazione è autorità. Questo conflitto, assai vivo prima ciel ventennic ma superato, com'è noto, nell'unico modo possibile con la coraggiosa decisione adottata a Bologna nel 1920, è ricomparso riacutizzato in ques1O secondo dopoguerra, a causa della frat– tura tra il 1922 e il 1945, di cui tutta la vita italiaria ancor oggi soffre, cd ha r;!SO indecisi persino i più convinti ~sscrtori del prog~mma malatcMiano. Ma sembra, come appunto si nota esaminando le posizioni dei rappresen– tanti di queste due tendenze presenti a Bologna, che la chiarificazione sia real– mente rivviata, che cioè l'id:!a di una organizzazione efficiente e funzionale di ten– denza abbia guadagnato la stragrande maggioranza degli ,rnarchici. Secondo i quali questo fatto darebbe al Movimento la possibilità di azioni coordinate e quindi più dlicienti in tutto il paese, di esperimenti non più isolati e certamente validi per la ricerca di soluzioni o.narchiche nuove e rispondenti all'a11ualc fase di svilupoo della società, nella quale essi intravedono un ottimistico avvenire del– l'anarchismo. Chi anali1.za la storia di questi ult:mi anni - essi dicono - si accorge che c'è in allo un processo totalitario in pieno sviluppo, che tende alla trasformazione delle classi in caste, che burocratizza il privilegio, militarizza la vita delle masse, centrnli1.n sempre più il potere, monopolizzando l'inizintiva e negando in defi– nitiva l'uomo. Con1ro ques1a minaccia gli anarchici contano sulla scie che grandi moltiluclini hanno di socialismo, come mezzo di liberazione. Esis1c, è vero, i! pericolo che qucsli desideri di costruzioni socialiste siano cc1nalizzati (come è in parte avvenuto) dentro il processo legalitririo. L'unica speranza sia nel dare al mondo altri esempi come quello spagnolo, sia in crea1ioni socialisle libere e coor– c\ina1c, che dissipino l'incubo dell'inevitabilità della polizia segreta, delle rivai• verate alla nuca, dei campi di concentramento e della schia\litì.1. Gli anarchici ritengono che segni di ripresa, di rca1ione contro questa tendenza totalitaria ci siano e si facciano con1inuamen1e sentire, non solo nel con1egno generale anti– conformisla della giovenlù attuale. Essi constatano che la soluzione libertaria è stata riproposta più volte in questi ultimi anni: nel corso dei fatti d'Unghel"ia, nelle manifestazioni antiauloritarie in Polonia, nella crisi del sistema stalinia– no e nella ricomparsa cli istante e cli affermazioni chiaramente libertarie nella società sovie1ica; con le colleuività agricole in Palestina, in numerosi momenti critici attraversati dal socialismo legalitario itali:rno e nell'aspetto volontaristico del contegno di certi gn.1ppi di giovani che vivono nel suo seno, 573

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