Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965

d'accordo, 3lmc1~0 nelle conclusioni, di non rompere quella unità entusiasman– te, latta di abbracci fra vecchi combattenti e di propositi rivoluzionari. A que– sto clima, dopo le prime schermaglie, non resiste neppure il gruppo di rcvisio– nisli ai quali abbiamo fatto cenno. E infatti, il Congresso non approva alcun programma ideologico, giacchè un prngramma ideologico uniforme significherebbe indubbiamente frauura; e si ricollega perciò alle più vecchie iniziative associ:1zionistiche del Movimento, che vanno dal lontano congresso di Saint-Jmicr <lei 1872 a quello di Capolago del 1891.Così - con grave pregiudizio per la realizzazione delle sue deliberazioni - il congresso terrà formalmente unite le tendenze che lo compongono, in una as– sociazione che darà agli organizzatbri la illusione di avere creato uno strumento efficiente e funzionale, e che r;issicurcrà al contrario gli antiorganizzatori circa il significato di quella funzionalità. E' una soluzione di compromesso che tra– scura ogni esperienza fotta prima del ventennio fascista. A Carrara, quindi, ,·i– sorge il «calderone» ottocentesco, giustificato allora dalla immaturità del Mo– vimento, con la nuova denominazione di Federazione Anarchica Italiana (F.A.I.), la qualc non è altro che una sigla imposta a tutto il Movimento anarchi– co italiano. La Federazione Anarchica ftaliana e il movimento rispondono infatti alla medesima definizione: sono quell'insieme di tendenze e di gruppi che louano per l'anarchismo, sulla base di principi fondamentali identici. Ed è chiaro che, esserido gli anarchici contrari alla guida d"lle maggioranze cd alla subordinazione delle minoranze, il disaccordo interno continuo e basilare fra le tendenze sarà capace di stronc ,i.rc numerose iniziative, compromettendo tutta l'azione della Federc1zione italiana in campo nazionale e in campo locale. Da questa impostazione della F.A.1.-Movimcnto scaturiscono ovviamente le norme organizzative. Notevole i.• la differenza cli tono fra il Patto dell'U.A.L dc!! 1920 e le «dire11ive» della F.A.l., da cui traspare la convinzione che l'organizza– zione è accettata come male necessario, piuttosto che come garanzia di libertà. Invece di porre l'accento sull'obbligo morale del rispetlo degli impegni e cioè sull'elemento condizionante di ogni associazione, le «direllive» ribadiscono in maniera stintomatica il concello dell'autonomia senza limiti, o - come avrebbe detto l\falatesla - senza quella necessaria inte~n:.zione o garanzia dell'autono– mia stessa, che consiste nell'obbligo del rispetto dell'impegno associativo, sen· tilo piuttosto come diritto. Stando così le cose, è chiaro che le «direttiv~» non possono stabilire che le deliberazioni g-('nerali dei congressi impegnino tutta la F.A.T. moralmente e materialmente. Allo stesso Uflìcio di Corrispondenza, ora Consigilo Nazionale, si attribuisce <;olo il compito di curare l'organizzazione se– condo le deliberazioni congr('ssuali e di assicurare il collegamento fra 1 gruppi; mentre alle spese di decide di provvedere mediante sottoscrizione volontarie, escludendo il criterio di contributi fissi mensili. li fatto è più importante di quanto non sembri a prima vista: un'attività politica sistematica che richieda delle spese regolari e che voglia rimanere legata a tutta una formazione ck~ve evitare di dipendere da contributi occasionali di individui e di gruppi. Giacdii:: l'attività politica abbandonata alla generosità salluaria di individui o gruppi ri– schia il fallimento, almeno come attività continur,. 570

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