Volontà - anno XVIII - n.10 - ottobre 1965
degli anarchici dalle masse lavoratrici e auspicava che essi lo smettessero di darsi l'aria cli fìlosofi, invitandoli alla pratica associativa delll'azione diretta, del– lo sciopero generale, della solidarietà di classe, ai di sopra di ogni divisione idea– le e di partito. ]n terzo luogo, Malatesta interveniva sulla questione della propa– ganda terroristica, dichi3randosene contrario, giacchè la realizzazione dell'anar– chismo - diceva - comporla l'utilizzazione non di tuqi i mezzi, ma dei mezzi prnpri; e l'allo terroristico, anche se compreso e giustìrìcato, non può esser:! inco– raggiato, pcrchè fondato sull'odio, e perchè l'odio non può rinnovare il mondo. Nel gennaio del 189!, allorchè gli anarchici si riunivano in congresso a Ca– polago, la discussione sui temi dibattuti d:i. Errico Malatesta non aveva avute il tempo di produrre quel ripensamento che è necessario per ogni positiva decisio– ne. li Movimento italiano, pur nella sua imponente estensione, risultava dall'a– derire, compenetrarsi e fondersi di elementi frammentari, senza numero e sen– za stabile esistenza. Erano i gruppi che nascevano attorno ad un agitatore o ad un periodico e che si dissolvevano per le cause più diverse, principalmente per l'intervento disgregatorio dello stato. Animato dalla fede in «una grande rivoluzione imminente», il congresso or– ganizzava la «Federazione italiana del partito socialista-anarchico-rivoluziona– rio», con programma comunista-anarchico. A differenza di quanto avevano de– ciso dieci anni pi-ima a Londra, gli anarchie, ammeltevano ora la propaganda in ogni forma libertaria, da quella individuale del fallo alla partecipaziQne alle agitazioni operaie, con lo scopo di spinger\! la massa all'attuazione dei principii rivoluzionari e antiautoritari. Ma le deliberazioni di Capolago non erano condi– vise dalle organizzazioni locali, che si astene.vano dall'attuarle: d'altra parte, la auspicata convivenza nei medesimi giuppi delle tendenze più diverse (ognuna delle quali generalmente non credeva alla massima per cui la vita sociale si ri– solve in compromesso) rendeva inefficiente la 'lita associativa dei medesimi. Il fallimento rlelle decisioni adottate; la costituzione, l'anno seguente, del Partito dei Lavoratori Italiani, che poneva termine alle ultime speranze di un ritQrno al socialismo libertario dei legalitari; e infine l'irrigidimento degli indi– vidualisti che accusavano il Malatesta e il suo gruppo di avviarsi volutamente verso la costituzione di un partito autoritario, segnarono l'inizio di un periodo nuovo per il Movimento anarchico italiano: il periodo della maturità. Comin– cia cioè la epoca in cui la lunga battaglia di Errico Malatesta ottiene i primi frutti: l'epoca delle minoranze anarchiche che agiscono fra il popolo non più come avanguardia isolata e incompresa, ma insieme cQn il popolo; l'epoca in cui gli anarchici tentano di strappare una ad una le organizzazioni operaie ai lega– litari, che vogliono trasformarle in veri e propri uffici clcltorali. Gli anarchici cominciano a capire che la rivoluzione fatta da un partito solo, senza le masse, condurrebbe al dominio di quel partito e non sarebbe in alcun modo una rivo– luzione anarchica. E perciò ritornano al popolo, abbandonando la torre d'avorio nella quale per anni si erano chiusi. 563
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