Volontà - anno XVIII - n.8-9 - agosto-settembre 1965
Finora non si è fa110 allro che mettere in evidenza lo stato leucemico di questa società, a causa del parassitismo, che consisterebbe in non meno di un miliar– do e mezzo di parassiti, utilizzando i quali, _secondo i moderni mezzi, il livello di vita mondiale aumen1erebbc cli un va– lore circ.:, di un milione al giorno pro capite. Nientemeno si tratta di quindicimih gruppi cli centomila unità, di cui finora, in sostanza, una dimostrazione completa non c'è. Ma, dopo che si è parlato di cen– to milioni di disoccupati, di cento milio. ni di unità lavorative assorbite dalle for– ze armate, di decine o centinaia di milio. ni di burocrati, di • affaristi spirituali•, di decine di milioni di meretrici (non pe.. rò come pioniere dell'amore libero, bensì come mercenarie), che cosa dire se si ag_ giungono le centinaia e centinaia di mi– lioni rappresentate da attività terLiarie, non ancora espressamente considerate, come appunto potrebbero essere le masse di commercianti di tutto il globo? • Sogno o son desto?•• potrebbe do– mandarsi qualcuno. Ed avrebbe ragione, quasi da sentire il bisogno di aprire un testo dì economia politica per documentarsi, per Vlo'dcre se proprio è così : • Nella società socialista il commercio non avrà pili ragione di essere. Soppressa la produzione frazionaria a mezzo di ca– pitali privati, e sostituitavi la produzione colleuiva. organizzata unitariamente, l'at_ tività commerciale diviene superflua,. (Carlo M;.1rtini). Insomma, se è \'Cro che il lavoro è uno dei più importanti fattori dj ricchezza. data questa immane disponibilità di for• zc lavorative, il problema dell'edificare una società libertaria - buona per tut- ti - non è più un problema di mezzi t.... conomici, ma solo un problema di av– versione. di inflessibilità, di furore, di ca.– pricciosità, di pazzia oscurantista. Il passaggio dall'economia criminale ad un'economia morale importerebbe un ter– remoto, di dimensioni mondiali. Una so– cietà morale, c,•identemcntc si proporreb– be anche di combattere anzitutto quei vi. :ri, quelle vanità che per la loro attinenza con l'affarismo si potrebbero dire vizi di origine commerciale, come ad esempio il ,,izio del tabacco, il trafrico degli stupe-– facenti, della cosmetica, della profume– ria, del meretricio; e, considerato l'eser– cizio di ben ottocento religioni nel mon– do, ugualm.!nte è da ricordare anche il comple~so delle industrie legate appunto all'affarismo religioso. Quale imponente •incasso• di far.te la• vorative dalla liquidazione di queste bar. dature, che nonostante il loro peso, dopo tutto, sarebbero appena delle risorse mar– ginali? li cataclisma delle dispersioni econo– miche, nello sconfinato immondezzaio di bardature di qucs1a società, viene para– gonato al dispendio delle migliaia di lin– gue che sono in uso nel mondo, mentre per rispetto anche alla legge del minimo rne1.zo . ne basterebbe una soltanto; oppu– re viene paragonato alla somma di tulli i fiumi del mondo, che potendo arricchi– re la terra, di encrgb, di fertilità, vanno invece a perdersi nel mare. Tuttavia, in materia di immobilismo so– ciale, occorrerà considerare oltre all'rw– \'Crsione psicologica degli oppositori an– che la loro incompa1ibilità fisica od al– meno la scarsa adattabilità a trasforma– ;,ioni così rndicali. Si tratta di distrugge– re o riformare un ordine di idee e d'in- 535
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