Volontà - anno XVIII - n.8-9 - agosto-settembre 1965

si giudicherà del modo con cui tratta– no pure la propria coscienza. La coscienza disturba cd è un impe– dimento. Perciò le 01ganizzazioni più efficaci sono quelle a cui manca com– plctament~. Sono quelle, cioè, che m~ glio son modellate sulla macchina, la quale è insensibile a tutto fuorchè a rapporti di forLa. V'è nel disporre cli una di tali organizzazioni lo stesso pia– cere eh(' certa gente p1·ova a guidare un'automobile, a for bersaglio con uno. fchioppettatJ o a produrre luce, musi– ca o sconquasso, col semplice preme– re di un bottone. Far parte di un'organizzazione mo– dellata su una macchina, vuol dire es– ser ridouo al ruolo di una ruota o di un ingranaggio. Una tale organizzazio– ne nçm è quindi per gli anarchici. D';;d– trn parte si possono concepire situazio– ni, per esempio la proclamazione di u– no sciopero, in cui la rapidità e la pre– cisione con le quali funziona una mac– china sarebbero da auspicare. L'unico mezzo di ottenerle, senza per questo sacrificare uno dei princìpi base dello anarchismo, è la previa accettazione da parte dei membri dell'organizzazio– ne d'un impulso situato al centro mo– tore di essa, e di una linea innessibi– lc di azione in circostanze pure previa– mente e chiaramente determinate. Qui viene a bomba la nozione di «engagemeut». Senonchè l'uso che se n'è fallo la rende assai sospetta ed è ambigL!a pcl fatte che la parola fran– ce:--epuò tr;1dursi tanto con «impegno» che con «arnaolamento». Nelle mani <li Sartre, e di chi da lui influenzato, quc– ~ta nozione, mirante a conciliare l'in– conciliabile. ha partorito mostri, d'at– tortigliato pensiero. d'equivoci e d'ioo– rri:--ia. Essa è stata adoperata per far parlare la ,agione come un fanatico pappagallo, per far \Cstire la divisa alla coscienza e farla marciare al pas– so d'oca. La libertà che non si può più ripren– é.uc non è più libertà, ma schiavitll brll'c buona. Schiavitù è pure la sot– tomissione, sia rurc volontaria, a una :--orgente d'iniziative o a un centro di comando, su cui non <;iha nessun con– trollo e contro cui ci si rifiuta di eser– citare le proprie facoltà critiche. La li– bertà socialmente concepita, la libertà cioè di una persona civile, tiene conto della libertà altrui e sa perciò limita• re se stessa; ma è precisamente nel ri– spetto della libertà altrui che si rispet– ta qudl'autonomia dell'individuo che viene invece sacrificata da1l'«engago– ment» a un partito o a una chiesa. L'organjzzazione, come già lo Stato, come già il partito e la chiesa, rischia di diventare una trascendenza ed una divinitii. Pcrchè essa può sussistere quando io mi muoia, mi si vuol far cr~dere che essa è eterna mentre io sono effimero, e che, morendo quindi per essa, vivrò di una certa immorta– lità irraggiungibile altrimenti. Perchè l'organizzazione è grande ed io sono piccolo, se ne conclude che non posso .ispirare a nessuna gr:mdezza fuorchè lavorando in essa, con essa e per es– sa. E non c'è dubbio che l'istinto reli– gioso dell'uomo, fuorviato e degenera– to, trova oggi le sue soddisfazioni in organizzazioni a scopi confcssatamen– te secolari e moralmente sordide nella loro prassi quotidiano.. Un'orgclnizzazione rispettosa dell'in– <lividuo de\'e :ispettarsi da esso solo impegni specifici, mentre all'individuo deve rimanere la libertà di svincolar– sene, non a suo capriccio e beneplaci– to, che allora tanto varrebbe non im– pegnarsi, ma dentro certi limiti e cer- 529

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