Volontà - anno XVIII - n.8-9 - agosto-settembre 1965

parei di quell'illustre mortale che si trova al di sopr~1 di lutti i suoi simili sin dal primo giorno della sua nascita. L'idea astn11ta di un re è di natura scmrnamente graYe e straoniinaria. Bcn– chl! questa idea ci sia stata resa famili::ire ad opcrn dell'educazione ricevuta, sin dalla nostra infanzia, è probabile eh~ la maggioranza dei lettori ricordino il mo– mento in cui essa li impressionò con tanta for...:ae con trrnto furore da confon– dere loro le facoltà di comprensione. Essendo evidc.:nte la 1Jccessità di qualche forma di governo e dovendo i singoli cedere, per il beno.'!della società, parte (ii questo sacro privilegio - mediante il quale ciascuno è giudice <lei propri atti e delle prnprie i:iarole - era necessario ,·isolvere il problema circa i mezzi eia impiegarsi per ammìnistra1·e questa concessione fotta dai singoli. Uno di que– sti mezzi fu la mona1·chia. Ciascun individuo era interessato affinchè la sua persona!itù fosse obbligata il meno possibile, affinchè fosse evitala l'irruzione dell'impetuosa corrente del capriccio sfrenato, della partigianeria, dell'odio e della passion:, cd affinchè quella banca, costituita col peculio delle prerogative indviduali, fosse amministrata con discrezione e m0de1azione. E' !->lata un'av– ventura tl.!mcrarìa aflidarc un così prezioso tesoro alla custodi.i di un solo uo– mo. Se osserviamo le facollà fisiche ed intellettuali dell'uom0, si vedrà che es<:.c sono più e meglio adatte a provveC:ere ai prop1·i bisogni od anche ad aiutare oc– cnsionalmente e reciprocamente, am:ichè a provvccicrc ai bisogni, .:-.ciinteressar– si dei nego,•:ied a vegliare sulla felicità di milioni di es~cri. Se, poi. teniamo prè– sentc il principo dcll\1gL1aglianza fisica ~ morale degli uomini, il fai to di porre un individuo distante ccl al cli sopra dei suoi simili a:marirà come un::i flagran– te viclazione cli questo principio. Vediamo, ora. come !->Ono educati o come deb– bono essere <~ducati mli personaggi cd in qual modo vengono preparati per di– -;impcgnare la loro illustre professione. E' opinione co1·rente che la sventura sia la scuola in cui si formano le gran– di virtù. Enrico IV di Francia ed Js:1bclla d'Inghilterra subirono una grane!•.! s~ric cli disgrazie prima di essere incoronati. Alfredo, del quale le oscure cron:\– che di un'età barbara riferiscono virtù tanlo grandi, alleviò le miSl'.rÌC del va– gabondo e del fuggiasco. Così anche gli equivoci e, se si vuole, i viziosi caratte– ri di Fc.:derko e di Alessandro si form,1rono egualmc.:nk sotto il segno dell'ingiu– stizia e de!h, persecuzione. Però questa i;Jotcsi è stata enormemente esagcrnt:.1. Che la Yi1·tù non pos– sa maturare s~n:rn l'ingiustizia è così poco ragicncvole quanto il credere, secon– do un'opinione tuttavia diffusa, che la felicilà umana non può essere afferrata senza l'in1erven10 dell'inganno e dell'impostura. Entrambi gli errori provengono da una medesima fonte: la sfiducia n~ll'onniptenza della \ 1 erità. Se i sostenito– ri di qu,·ste opinioni avesscrn riflettuto più profondamente sulla natura della mente umanJ, avrebbero compreso che tutti i nostri atti Yolontari procedono da alt1·ettanti giudizi d~lla nostra coscienza e che gli atti più utili e saggi deb– hono necéssariamente scaturire da una reale e profonda (·orwinzionc della verità. Comunque, anche se questa esugerata opinione circa gli utili effetti della 518

RkJQdWJsaXNoZXIy