Volontà - anno XVIII - n.8-9 - agosto-settembre 1965

sia «quegli ignor~nli»: i gesuiti si fecero schifare e scacciare, preside, anche dal Portogallo. dal Cattolicissimo cli Sp~1gna e dal Cdstianissimo di Francia. Perfino dai cinesi, quando non vollero inchina1·si davanti alla statua di Confucio e, se vi poterono tornare, rispettarono da veri gesuiti - sint, ut sunt, aut non sint, o siano come sono, o non siano - quella condizione, ma s~nza poter ingannare Confucio: immaginate u_na statua cinese col solito sorriso stretto e luminoso e Confucio canzonatorio che dicC' per gli ipocriti del suo tempo: «Tutto que– sto ~-J può considerare wme il conseguimento di una cosa difficile, ma non so se possa chiamarsi virtù». Preside, eziandio d::t voi, se non obbedite, e proprio ai gesuiti, perinde ac cadaver, altrettanto come un cadavere, e giudicate sine Ira et studìo, s<•n7,aprevenzione e p.:1rtigianeria. E siccome l'istinto è una co– stante: «Sono ignoranti!». Aggrottando le ciglia, mi volto, io, ragione della pazzia, verso la pazzia d::-lla ragione lentamente, assai lentamente, stupìto, non dei ge– suiti, ma di lui - lo dicono tutti -così buono, tanto buono: mai come in què– sto momento l'uomo è la misura di tutte le cose; anzi, vi sono sempre Je ra– gioni, mai la ragione. Mi 5embra di essere nei panni di un personaggio dc La Morte di Carnevale, commedia di Raffaele Viviani; di quella fr~sca vedova, che, stando davanti al cadavere, pure frc-;co, di suo marito chiamato appunto Carnevale, si sente singolarmente interpellare alle spctlle, e, alla proposta, che nientemeno il nipote di suo marito le fa di seconde nozze, stupita si volta lemme lemme; arrivata fi. nalmentc, guan\a fìssa: non sa bene lei, chi? uno spo1·caccione nccetto o un burlone maledetto; e non so bene io, se sogno oppur son desto. E chi non ha capito a questo punto? lo? sì, senz'altro e purtroppo. I giovani? sì, ma - credo - non malignamente. 11 nipote di Carnevale? chi sa? forse alla prossima metempsicosi. E poi, si deve sapere che capire non è obbligalOrio; nè, per git.nfa, focilc. «Qui, in questa scuola, s'insegna religione! Capito?!». Vi prego, solo adesso mi offcndi.:1e: ho capito fin troppo, 1anto da precisarvi che non è la religione che vi sta a cuore, ma un cherubino, ca~ro - chi sa quante volte gli si c:.onogon– fi.ili gli zebcdci -, puro - chi sa qu;mte notti ha sporcato il letto -, Pietro l'e– remita, che vi preoccupa e sta - immagino - ad aspettare l'esito della spedi– zione punitiva, oppure sta a spiegare in un'altra classe il «Cr.:::do in Dio padre onr.ipotenh:», dando per stimmate di padre Pio quelle che sono solto.nto chiazze di sifilide Sarebbe poluto veni,·c qui. lui in persona, senza servirsi di un inco– sciente lanzichenecco! Gli avrei dato la scelta dcll'argornC'nlo o buttato in faccia uno di questi terni: odium impotentiae, camicia <liforza o follia, camicia di Nes– so o capire è una parola: tutto, escluso il quiz su vita e opere del marchese De Sade. E voi, schiavo felice di un sadico che odia, parlate e campate pure: vi rag– giungerò in presidenz.1 e vi liquiderò in seria e separata sede. Ignorante sì, ma pagliaccio no: «La vita umana è piena d'ansie e tutlora senza significato: un pa– gliaccio può esserle ratale». «Lamanna è il più grande storico della filosofia!». Credo quia absurdum ! Ed 504

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