Volontà - anno XVIII - n.8-9 - agosto-settembre 1965
sia devoluta alla coscienza del singo– lo, nella quale la libertà di pensare e di costruire sia maggiore che in qual– siasi altra, è appunto la filosofia. Non \'Ogliamo con questo mettere in di– scussione che il pensatore non abbia bisogno d'una guida, ma una tale gui– da dev'essere in prima istanza intesa :1d eliminare gli ostacoli frapponentisi '-LIIcammino di chi ha già scelto co– -;cientemenle quello da percorrere, e non ad indicare che si deve seguire un indirizzo noetico anzichè un altro, Non vorremmo esser fn~intesi a que– sto proposito. Per chi pensa speculati– vamente ha grande importanza ch'egli debba seguire la via che, dopo un c– s.1m~ storico delle varie situazioni ed obbedendo aGchc ad un sentimento e ad una disposizione particolare di cui le origini ci sfuggono, la coscienza gli suggerisce. Sulla linea professorale, non abbia– mc, altro dir·itto che di meltere losco– laro in condizione di scorgere da sè che il ~entiero da lui calcato e ch'è riel suo pieno dirilto di calcare, pre– senta maggiori inciampi logici di ~n :.1ltro. Gli impedimenti e i vicoli ciechi che offre logcamente un determinato tipo di p'.:'!nsie.-odevono essere poi u– nicamente \'Crificati dalla coscienza del discente. Guai se il docente inten– desse imporre una certa visione delle cose in nome à'interessi alieni dalla fi– losofia, che si assumessero come mi– nacciati da una certa linea di pensiero. E' particolrirmentc deplorevole che Quella libertà mentale, che imprime .::1 filosofo il suo ,·ero carattere e non do– vrebbe essere insidiata da istituzioni proprie di certi momenti storici, venga sì riconosciu1a ma in sostanza molto limitai.i. E gli esempi a comprova di quanto diciamo disgraziatamente non mancano, per quanto il soltoscritto sia, per sua natura, alieno dall'entrare in particolari e preferisca rimanere, co– me suol dirsi, sulle generali. Nei nostri numerosi scrilti Ci siamQ sempre espressi in favore della più am• pia libertà di pensiero, libertà che non può essere resa supina a direttive im– poste da stati e chiese, dato che l'esi– stenza degli uni e delle altre è per sua natura inseparabile dal terreno fango– so in cui gli istituti stessi sono per lo più costretti ad avvollolarsi. Guardia– moci dunque il più possibile dal tra– scinare il fìlosofo in questo fango! A questo riguardo, siamo spiritualmente tenuti a professarci «anarchici» e rile– niamo d'avere ogni buona ragione per farlo, anche se lale appellativo possa riuscire disgustoso per certi palati. Naturalmente anche il filosofo è uo– mo con tutti i bisogni inerenli alla vi– ta sul nostro globo, ma egli dev'esse– re in primo luogo conscio che la sua responsabilità di docente di una ma– teria che si sovrappone a tutte le al– tre, in quanto non verte ad un deter– minato punto dello scibile ma ha in vi– sta la disposizione di tutti i punti per la formazione di schemi che stiano in o.rmonia con le nostre intellezioni e volizioni, sovrasta inmmensamente ia respons,1bilìtà ch'è sul capo del docen– te di allre malerie. In parole più pove– re, si è filosofi solo quando si conside– ri lo stipendio professornle in linea· subordinata e non sj miri unicamente alla conquista di posti più elevati sul– la scala sociale, tenuto conto anche che le vie più facili per accedervi so– no spesso in rapporto ai dcmcl'iti dei <singoli sogget!i. TI lavoro del filosofo non è nè può 457
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