Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965
10 l'umonil!t, indipendentemente da quahi~1,i ,piri10 di .!-Ctta o di casta. lnfalli, come potrebbe essere altri– mcnli po-,sibile I' • allgcmclne Ccsc1z• gcbung • alla quale fa appello il fil~ ~oro di KOnigsbcrg? Ccr1amcn1c non si può accedere ad una comprensione adeguala dei eon– e-citi eh.! informano la ragione pratica kantiana, compren~ionc che rc~ta as– ,;:ai diflìdlc anche alla maggior parte degli ,1udi~,i di filosofia, i quali non '-Ono riu-,ci1i ad addentrarsi nel pen– siero BCnuino kantiano, se non si sol• 1oponc innan.1i 1uuo :-!d analisi il pro– blema della volont!t dal punto di vi– <,1apratico, cosa questa che non riusci a Schopcnhauer, cn1usi:.1stico seguace ciel Kant nella parte teoretic:.1 cd av– versario di lui nella parte pratica. E ci sembra pure di non esagerare se di-• ciamo che una tale incomprensione del pcn'!.i..:ro filosofico kantiano si riflette ,ull'rncomprcnsionc degli assunti anar– chici, in cui il gran pubblico continua a non scorgere altro che l'esaltaz.ione della , iulcn.1a contro le autorit!t costi• tuite. Un brc,c cenno analitico del concet– to di ,olont!t ci trac necessariamente a. ')labili re una distin.1ionc tra • parie superiore • e • parte inferiore • della ,olontà, ossia a fissare una diffcren• Lir1.1ionc gerarchica che si potrebbe anche chiamar~ •spirito• e •materia• della ,·olont!t slc~sa. Sappiamo bene che nella p')ichc umana ::ilbergano elci dc,idcri, delle brame, che fanno capo alla no,1ra organiuazione ,ensibilc. O– ra, con una volonltl indiriuata a.cl c– saltr1r~ l'.n vento d'una maggiore intcn. sità ck:i desideri, si avn:bbe ragione di ~t.:,bili1·c un'equazione - come stabili– sce appunto il Kant - fra • materia della volontà• e •sensualità• (Mate- 434 rie des Willcns e Slrmllchcll ). Questa materia-sensualità, im,ufflata dal dcsi• derio di ,•ivere, dal \Ville zum Lcbcn, da una volontà primiti,•a, ricca e in– cosciente della na1ura, predicata da. Schopenhaucr e che ri;;pondc al desi– derio buddhistico. a quel desiderio che si trova alla hasc dell'infelicit!t uma– na, è ciò che Emanuele Kan1 chiama • eteronomia della ,olon1!t •. che si op– pone naturalmente all'• autonomia» di QUa!'Sla.E' noto che a tale determi– nante pessimi<;tica Schopcnhauer riten– ne di poter trornrc un rimedio con la quadruplice radice del principio di rngion sufficiente, principio il quale ccmporta in ultima analisi l'ammissi~ ne nell'essere umano d'una • parie su– periore del volere•, di ciò che lo con– cluce nell'orbita della 111:.1ssima volitiva a cui abbiamo accennato, vale a dire al senso d'un dovere sugg:!rito all'uo– mo stesso non già da quel che sta at– torno a lui cd è oggetto di sensazione, bensì da quell'in1eriorit!t psichica che, ndla philosophta pcrcnnJs, prende il nome di lib;!'ro arbitrio: in altri ter– mmi, all'impcrali\'O calcgorico kantia– no. Non occorre dire che quest'ordine è nell'orbila deontologica, ma non già d'un dovere forlalo dalle cose eslernc, bensì d'un dovere lib~1"3mente accet– tato dalla struttura psichica dell'u~ mo. Eccoci qui giunti alla giustificaLione dcll'an.:trchia, la quale, in qucs1'ordinc d'idee, risponde ad un giudizio dato dalla suddc11a intcriorit!t psichica, deontologica, ch'è quanto dire ideale, nei riflessi del sensibile e della Bcgeh– nmg, ossi:1 della brama suscitata dalle r,,llaci cd ingannevoli attrazioni del mondo esterno. Contl'O una tale dece• zione, che si l'isolve quasi sempre in un danno alla soci::llità, danno che vie--
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