Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965

Gli Stoici, dicevano pure che noi dobbiamo cercare di essere delle ar• monie. Ma un'armonia non è formata eia una sola nota, di una sola tenden• za; è necessario pertanto conciliare in noi molteplici tendenze. Soltanto che gli Stoci vogliono che noi stabiliamo una potente gerarchia interiore e che manteniamo la ragione al disopra di tutto. Questi stessi Stoici, ad esempio, che vengono accusati di mancanza di sentimento, furono i primi a coniare la parola carità, parola purtropPo di• ventata meschina e divenuta, nella de. cadenza cristiana, sinonimo di elemo– sina, degradante per due esseri. Ma, originariamente, carità significava gra. zia, cd esprimeva l'amore con tutto il suo séguito di spontaneità e cli sorrisi. Furono gli Stoici, i primi - trnduco µarola per parola wi'espressione di Ci– cerone - che inventarono "'la grande carità del genere umano», vale a di– re l'amore per tutti gli uomini. .Epicuro lasciava un grande Posto al cuore. Gli Epicurei sono rimasti cele• bri per le loro amicizie. Quando gli scultori greci rappresentavano Epicuro, scolpivano sempre dietro di lui il vi• so di Met rodoro. Non esiste un busto in cui Epicuro sia rappriesentato solo: sempre due busti gemelli uniscono, per l'immortalità dell'arte, i due amici. La differenza che corre fra gli Epi• curei e gli Stoici è, che mentre i pri• mi non hanno una vera affezione che per i propri runici, i secondi invece ri– Versano il loro cuore generoso su tutto il genere umano. Risalta evidente come gli Stoici si avvicinino ? coloro che poco prima de. nominavo tolstoiani, a coloro che cer– cano nel cuore il calore della verità. Comprendendo l'epicureismo in senso meschino ... ristretto, si arriva a sop- primere il cuore e la ragione, come, a comprendere lo stoicismo nello stesso senso, si arriva a sopprimere il cuore e l'istinto. Altrettanto, se si comprcn• desse il tolstoismo meschinamente, si n.rriverebbe a sopprimere l'istinto e la ragione. Ma mai nesswio, salvo qual• che discepolo ingenuo o qualche av• vcrsario ingiusto ha compreso in sen– so ristretto una grande dottrina. D'altronde Tolstoi, pur facendo par• ticolarmentc appello al cuore, lasciava un largo posto alla ragione ed alla crL tica. Egli pensava che non c'è nello essere umano vero calore senza luce, nè vera luce senza calore. Noi non possiamo accettare nessuna di queste dottrine in senso meschino ed esclusivo. Se lasceremo loro il sor– riso, l'ampiezza e l'equilibrio che i mi. gliori sostenitori hanno loro dato, sia• no convinti che ci condurranno alla ve. rità individuale. Nelle discussioni che hanno luogo fra dottrinari, dove ciascuno si sfor,..a di mettere l'accento sulla propria tesi, si ha spesso \'impressione che vi sia in loro una specie di partito preso. In ve. rità questo, quasi sempre, è più nelle parole che nelle cose. E del resto, che cosa imporla, se poi lutti insieme arrL vano alla verità totale? Che cosa m'importa se mi si dice: «Voi siete un essere vivente, prendete dunque partito per la vita», oppure: «Voi siete un uomo, prendete dunque partito per l'umanità», quando so che, per essere un uomo, occorre che sia un essere vivente, e che non m'intc– ress::rebbe affallo di essere un essere vivente se non fossi un uomo? Gli antichi avevano l'abitudine di porsi d::i problemi sottili, ingegnosi, divertenti qualche volta un tantino ri. dicoli. C;rneade, ad esempio, doman- 431

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