Volontà - anno XVIII - n.7 - luglio 1965

11 Dottor La Rocca ha esaminato 54 sc1linari tr::i i 19 çd i 60 anni, che la– vorano delle miniere da un minimo rli un ;'tlltlO ad un massimo di vcnlotto. Da1c le condizioni di lm·oro (24 gradi di tempernLUra e 65% di umidità) ed un'alimentazione inadeguat<l per non dire insufficiente («pane e cipolla cruda n p<tne e sarda s~lata nei dl1e pasti che consumane sul lavoro; la sera, a casa, una mine.stra ::i base di p:1sta di scarto e verdura; la pastasciutta solo la do– menica»). quasi tutti gli esamin:1ti accusano dolori reumatici. A causa di que– sti dolori, i salinari pcrclon•J annualmente d:1lle 6 alle JO giornate cia:.,;cuno, ma « il salinaro non perde una giornata di lavoro se non quando il lavoro lo in– chioda; chi non lavora un giorno veramente per un giorno non mangia, am– malati e inforlunati hanno 280 lire al giorno». l< Quando i salinari vanno in pensione (5.000 lire al mese) passano le gior– nate al sole, pensando che il sole poss.a prosciugare le ossa di tulio !'umido che hanno assorbito nella salina, invece ogni sc:ra le ossa ricominciano a pe– sare». Anche le piccole ferite, sebbene s:llurate dal medico, neccssitcrcbbçro l'a– stensione dal lavoro fino alla completa cicatrizzazione; invece, proprio perchè un sol giorno conta per lo stomaco degli :1ffom~tti, il saiinaro, ferito alla te– sta, alle mani o ai piedi (scalzi), non resta 3 casa e spesso le fcrile pili benigne si impiagano e si complicano: « ma non si può restare a casa per curarsi se invece delle 600 lire che si buscano lavorando 31Tiveranno, quando piacerà a Dio, le 280 lire d.:ll'Associazione » - è bene ripeterlo. Le mani dei salinari sono inoltre colpite, a forza di toccare il sale, da iperidrosi: la pelle cioè si impregna di <;algemma. mincro .liz:zando.si. Col tem– po si hanno delle eruzioni, poi delle dolorose macc:-azioni culanee con ulcere. « A !ungo andare la formazione di una difesa callosa supplisce in qualche modo al mancalo uso di gu.mti di tela gommata, che dovrebbero essere indispensa– bili in un simile lavoro». PARADOSSI ECONOMICI IN GUISA DI CONCLUSIONE Da tempo immemorabile l'Italia e specio.hnente quella insulare esporta sale. Un po' dovunque, ma sopraltulto nei paesi scandinavi per la salagione del pesce: l'esportazione di sale da Caglbri (saline private) e Trapani verso la No,·vegia e l'Islanda si aggirava prima della guerra sulle 135.000 tonnellate. Nello sles,;o periodo il Monopolio italiano acquistava annualmente olirc 100.000 tonnellate di sale sardo e siciliano (esattamente 135.000 nel 1933). Il consumo interno delle due isole si aggirava sulle iiC.000 tonnellate annue. La guerra sospese l'esportazione e con cs-.a il lavoro dei salinari Nel 1943, lentamente, i traffici e l'estrazione ripresero, ma ci si dovette presto accorgere che, con la guerra, erJ sorta una 9ericolosa concorrenza internazionale spe– cialmente a causa dello sviluppo di saline negli altri paesi del bacino mediter– raneo. E per b prima volta si impiegò la parola crisi Questa colpì ancor oill gravemcn1e la Sicilia che la San.legna (172.000 ton– nellate di sale esportate nel 1949 e 59.000 nel 1953). « Le saline non sono più come un tempo dispensatrici di ricchezze e di ti- 416

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